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Weekend nell’alto Lazio: da Tivoli alla Tuscia fra borghi e incantevoli giardini

Quando si parla del Lazio è impossibile non pensare a Roma e non concentrarsi unicamente su di essa. Tuttavia, questa regione ha anche altro da offrire e sono molti i posti che vale la pena visitare, anche senza allontanarsi troppo dalla capitale. Avevo programmato il mio breve itinerario nell’alto Lazio per l’inizio di marzo, come magra consolazione al fatto che mi era saltato il viaggio in Scozia ma, come si sa, le cose non hanno fatto che peggiorare e, per cause di forza maggiore, ho dovuto rimandare anche questo. Visitare in estate queste zone è straordinario per alcuni versi, perché l’aria è invasa dal profumo dei fiori e il cielo è sempre azzurro, ma fa un caldo terribile! Dopo tre mesi in casa onestamente questo era l’ultimo dei miei problemi, quindi appena è stato possibile sono partita; con il mio Carlone al seguito naturalmente. Siamo stati ospiti un paio di giorni da mio fratello Tommaso, che, guarda guarda, abita appena fuori Roma. Abbiamo trascorso la prima serata vagando per le strade di Roma; prima in macchina, per lanciare uno sguardo al Colosseo, ai Fori Imperiali, alle chiese, ai palazzi; abbiamo cenato all’osteria dagli amici a Trastevere, e poi percorso a piedi il Lungotevere e il tragitto che va da Castel Sant’Angelo a Piazza Campo dei fiori, per farci una birra in uno dei numerosi localini della zona. Un classico, già fatto mille volte, ma Roma non stanca mai ed ogni volta che la ammiro in tutta la sua bellezza, mi salgono le lacrime agli occhi. Ad ogni modo, ho avuto la fortuna di tornarci decine di volte nella mia vita, perciò stavolta mi sono voluta concentrare sui suoi dintorni e su alcune delle molte meraviglie poco distanti, che a Roma hanno ben poco da invidiare.

Il nostro itinerario: Tivoli, Civita di Bagnoregio, Montefiascone, Lago di Bolsena, Bomarzo

Cosa vedere a Tivoli

Tivoli ha una storia antichissima, si dice ancor più di Roma. Ho dedicato una sola giornata a questa splendida cittadina concentrandomi sui suoi siti cult: Villa Adriana e Villa d’Este. La più antica delle due è stata la prima tappa e consiglierei a chiunque di procedere in questo preciso ordine, poichè aiuta a capire quanto la seconda sia effettivamente sorta all’ombra della prima, intendendo proseguire quel fasto che contraddistinse Roma Imperiale e che nel Cinquecento numerosi sovrani, papi e cardinali, tentarono di riportare alla luce.

Villa Adriana si trova leggermente dislocata dal centro di Tivoli. Consiglio di raggiungerla tramite mezzo proprio e di parcheggiare l’auto in un piccolo parcheggio gratuito che si trova circa 300 m prima del parcheggio ufficiale. Nonostante le disposizioni anti-Covid e che fosse un giorno di festa (29 giugno, patrono di Roma) abbiamo fatto poca fila, fortunatamente all’ombra. Il sito apre alle 8.30 ogni giorno (qui il collegamento alla pagina con orari e tariffe). La visita impiega non meno di 1,5h, ma volendo far con calma e visto il caldo, noi abbiamo impiegato circa 3h. Si accede al parco tramite dei tornelli e si cammina per circa cinque minuti lungo un viale in salita tra gli alberi per raggiungere il vero e proprio ingresso di uno sei Siti Archeologici più famosi al mondo, dichiarato nel 1999 Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La mia impressione è stata quella di venire catapultata indietro nel tempo al mio viaggio in Grecia dell’anno della maturità: gli olivi, i prati giallastri, la terra arida, il canto delle cicale, il sole cocente e l’architettura. E, leggendo i pannelli illustrativi che accompagnano il visitatore lungo il percorso, se ne ha la conferma. Adriano, l’imperatore romano che commissionò questa grande opera nel II secolo d.C., ebbe infatti una formazione di matrice ellenica. Egli viaggiò spesso nell’Ellade, in visita alle province dell’Impero, trasse spunto dall’architettura greca e spesso parlava e scriveva in greco. Era un grande amatore delle arti e della filosofia, tant’è che nel Palazzo Imperiale all’interno dell’area, era presente una biblioteca, diversi ambienti dedicati allo studio e luoghi di ritrovo con filosofi e letterati dell’epoca. Oggi l’area visitabile è di circa 40 ettari, ma si presuppone che un tempo occupasse fino a 120 ettari. La chiamiamo villa, ma secondo gli standard odierni, era piuttosto un villaggio, dove nulla mancava della domus romana e delle città greche: il pecile, ovvero il quadriportico di accesso con un’enorme vasca nelle cui acque si riflettono i monti tiburtini e i cipressi; il ninfeo; le terme; il teatro; il canopo, che prende il suo nome da un’antica città lungo il Nilo. Il canopo è la sosta più iconica a Villa Adriana e difatti qui molti elementi concorrono a rievocare l’Egitto: il nome, la scultura del coccodrillo e quella della personificazione del Nilo. A Villa Adriana però, il vero filo conduttore era l’acqua, che ancora oggi riempie molte vasche e peschiere, ma che un tempo alimentava le fontane e le numerose terme. Tivoli si estende su un territorio tufaceo, un tempo ancor più ricco di sorgenti termali e corsi d’acqua; era possibile addirittura raggiungerla navigando il fiume Aniene.

Conclusa la visita abbiamo pranzato che era già primo pomeriggio; vista la cena da millemila euro della sera prima, ci siamo portati della pasta fredda da casa e ce la siamo “gustati” chiusi in macchina con l’aria condizionata al massimo per non morire, visti i 36° esterni. In effetti, avendone la possibilità, consiglierei di visitare Tivoli in giornate leggermente meno torride! Non ci siamo fatti intimorire dal caldo però, e la nostra seconda ed ultima tappa è stata ovviamente Villa d’Este. Questa si trova invece proprio in centro a Tivoli e costituisce un’esperienza completamente diversa. Si può parcheggiare la macchina in una delle strade a ridosso del centro storico, ovviamente a pagamento, ma niente di esoso. All’ingresso della Villa c’era un po’ di fila e nella noia mi sono comprata un meraviglioso cappello giallo; per proteggermi dal sole certo (non perché fosse dello stesso identico colore della gonna…).

Volendo esprimere un’opinione e non essendo archeologa, sicuramente Villa d’Este ha incontrato maggiormente il mio gusto, nonché le mie conoscenze, e sono rimasta letteralmente ammutolita di fronte agli scenari che vi si incontrano. Già le decorazioni interne del palazzo sono qualcosa di mai visto prima: ogni singolo angolo, parete e soffitto è ricoperto di affreschi che raccontano storie e miti, in un complesso disegno di simboli. Poi, come si mette piede fuori, si comprende come non ci sia mai fine alla meraviglia: dei giardini magnifici, che non hanno eguali in tutto il mondo; praticamente io ero al parco giochi. Il complesso è opera del genio di Pirro Ligorio, abile architetto, che studiò a fondo la vicina Villa Adriana, per creare una degna e moderna avversaria. Fu il Cardinale Ippolito II d’Este a volerne la costruzione. Ippolito era un amante ostinato del bello, del lusso e dello sfarzo; egli era crudele, privo di ogni scrupolo ed estremamente frustrato per aver perso più volte la corsa al soglio pontificio. Come ultimo “premio di consolazione” gli venne affidato il governatorato della provincia di Tivoli, e qui lui fece realizzare un sogno. Non badò a spese, nè a remore, poichè per abbellire i propri giardini, privò la vicina Villa Adriana dei suoi marmi. Essa d’altra parte, appare oggi ancora meravigliosa, ma niente in confronto a quel che doveva essere secoli e secoli fa. Le opere di Villa Adriana sono infatti sparse in numerosi musei e in giro per l’Italia. Villa d’Este invece è rimasta intatta, un vero sogno ad occhi aperti. Il percorso inizia dal palazzo, come dicevo, totalmente decorato ad affresco. E se gli interni già vi sembreranno sfarzosi, sono niente rispetto ai giardini, entrati a pieno titolo fra i più belli ed incredibili al mondo. Sono strutturati con un’accurata logica, in base ad un percorso ideale che procede in discesa, fatto di terrazzamenti, deviazioni, boschetti, viali con siepi tagliate a regola d’arte e centinaia di fontane, che si fanno sempre più belle e scenografiche man mano che si procede. È un vero e proprio climax ascendente. L’acqua sgorga da ogni parte e questo, in concomitanza con l’abbondanza di vegetazione, rende il luogo relativamente fresco, nonostante la calura estiva. L’acqua scroscia all’interno di grotte artificiali, dalle bocche di mostri leggendari, dai seni della dea natura, e arriva a toccare il cielo nella fontana di Nettuno; precipita, come alla fine di un fiume, in un’enorme e impetuosa cascata nella Fontana dell’Ovato, e ristagna placida nelle numerose peschiere. Qui potete trovare tutto l’itinerario con le dettagliate spiegazioni di ogni tappa e qui la mappa scaricabile. Tutto sommato è stata una visita rilassante e rinfrescante, potendo approfittare dell’ acqua gelida delle fontane.

La nostra prima giornata da turisti si è conclusa così; ci siamo avviati verso casa, a Mentana (famosa per un’importante battaglia risorgimentale), abbiamo fatto una grigliata in giardino e poi letto presto perché il giorno dopo sarebbe stato lungo.

Qulche spunto per un giorno in più…
– Parco di Villa Gregoriana
– Santuario di Ercole Vincitore: sito archeologico più antico di Villa Adriana. È possibile acquistare il biglietto cumulativo al costo di 12€
– Il Tempio di Vesta
– La Rocca Pia

Un giorno nella Tuscia

Ci siamo messi in marcia non troppo presto facendo rotta verso la Tuscia e premetto già che un solo giorno non è neanche lontanamente sufficiente per visitarla tutta. La Tuscia è un’area nell’Italia centrale che si estende fra Toscana meridionale, Umbria e Nord del Lazio (provincia di Viterbo prevalentemente). Come al solito il tempo è tiranno e abbiamo dovuto fare una selezione. Ci sarà tempo per tornarci dato che non dista molto da casa nostra e non era la prima volta che ci andavo. Qui sotto trovate il link per un elenco completo di tutto ciò che di bello c’è da vedere nella Tuscia. Da qualche parte sono già stata anni fa, negli altri posti provvederò ad andarci molto presto.

La nostra prima tappa è stata Civita di Bagnoregio, definita da Bonaventura Tecchi “la città che muore” poiché, a causa dei corsi d’acqua che attraversano il colle e della friabile pietra tufacea, il terreno su cui nacque in epoca etrusca sta lentamente scomparendo. Ormai si può definire una città museo, poichè rimangono davvero pochissimi abitanti e si paga anche un biglietto di €5 per attraversare il ponte che la collega alla città nuova. Tutto attorno il paesaggio è surreale: i fianchi delle colline sono marcati da una gran quantità di calanchi argillosi, il cui colore grigio-biancastro contrasta con l’oro del tufo. Dovrete attraversare a piedi il ponte per raggiungere il paese. I vicoletti risultano paradossalmente pieni di vita, con i molti negozietti e ristoranti. Ci siamo fermati giusto per pranzo per assaggiare qualche prodotto locale (formaggi, affettati, fagioli in salsa di acciughe e coniglio farcito). Abbiamo mangiato all’ Osteria al Forno di Agnese; un’ottima soluzione, veramente. Conto adeguato: 60€ in due per due antipasti, un primo e un secondo. È un posto che mi sento di consigliare poiché è possibile mangiare fuori, immersi nel verde di un elegante pergolato, senza morire di caldo né venire assediati dagli insetti. E se lo dico io è una garanzia! A Civita ci sono un paio di monumenti che meritano la sosta: il Palazzo Vescovile e la Chiesa di San Donato. Dopo pranzo ci siamo spostati a Montefiascone, a circa 20 minuti da Civita. La piccola cittadina si sviluppa su un colle ed è possibile raggiungere la sommità in auto, però noi ci siamo sentiti coraggiosi; abbiamo parcheggiato alla base del paese in un parcheggio gratuito per poi inerpicarci tra gradinate e vicoletti. Sotto il sole delle 14:30 non è stato il massimo, ma il paese è molto bello. I monumenti più importanti sono le sue chiese, nelle quali è possibile entrare liberamente. Le più importanti sono la Chiesa di San Flaviano e la Cattedrale di Santa Margherita. È una città nata per e dalla religione, data la sua vicinanza a Roma e a Viterbo, definita appunto la città dei papi. Montefiascone è stata spesso rifugio di molti pontefici in periodi tumultuosi. Numerosi ecclesiastici sono passati di qui, tanto da far diventare la città una sede vescovile e oggi di un importante seminario. In cima al paese domina il territorio la Rocca dei Papi, che volendo è visitabile. La Rocca e il paese si affacciano sul lago di Bolsena offrendo in una vista unica; per questo Montefiascone è definita il Belvedere della Tuscia. in effetti la vista è molto bella, tanto da mettere a Carlo la voglia irrefrenabile di fare il bagno in quell’enorme lago blu. È così siamo ridiscesi, abbiamo ripreso l’auto e ci siamo diretti verso il lago; abbiamo velocemente individuato quale fosse la meta più vicina e siamo andati verso il paese di Marta. Il lago di Bolsena, pensate, è il più grande lago vulcanico d’Europa! Le sue acque sono cristalline, tanto da vederne il fondale fatto di una sabbia marrone scuro. Sembrava in tutto e per tutto di stare al mare, senza dover dopo però far la doccia per lavarsi via il sale! Ci siamo fermati giusto una mezz’ora sulla spiaggia di Marta, un’adorabile paesello a ridosso del lago. L’impressione era di trovarsi in una località del Sud Italia, con il suo antico borgo arroccato sul litorale a due passi dal mare. È stata una pausa davvero rigenerante. Carlo partecipa sempre poco o nulla alla pianificazione dei nostri tour; di solito si limita a guidare e seguirmi senza opporre resistenza, ma quando lo fa i suoi contributi devo ammettere che sono di qualità. Dovremo naturalmente tornare e fare un bel giro del lago, che pare vanti tra le spiagge lacustri più belle d’Italia, e visitare i numerosi borghi medievali, come Capodimonte, Bolsena, Grotte di Castro e Valentano. Siamo rimasti molto poco perché alle 17.00 avevamo prenotato l’ingresso al Parco dei Mostri di Bomarzo. Ormai avrete capito quanto sia ossessionata dal rapporto fra arte natura e dai parchi di scultura, e questo giardino è un’istituzione in questo campo. A causa del covid è obbligatoria la prenotazione; il giardino è aperto ogni giorno e ad ogni ora si può effettuare l’accesso. Avevo prenotato la visita un paio di giorni prima, ma attenzione! Vi consiglio di muovervi con più anticipo rispetto a me perché ho rischiato veramente di non trovare posto (erano rimaste solo le ultime due fasce orarie). L’ingresso ha un costo di €11, si può pagare sul posto e la visita dura circa 1h. Non è particolarmente impegnativa, quindi si presta bene anche a fine giornata, ma è un’esperienza davvero irrinunciabile per chi visita queste zone. Il parco è ancora una volta opera di Pirro Ligorio e venne fatto costruire nel 1552 da Vicino Orsini, in memoria alla defunta consorte Giulia Farnese. Il progetto si distingue per la sua capacità di raccontare storie, celando nei suoi mostri un’articolata simbologia astronomica, religiosa e letteraria. L’architetto si è ispirato ad un testo del 1400, l’ Hipnerotomachia Poliphili, nientemeno che il viaggio di Polifilo attraverso un mondo dove architettura e vegetazione creano scenari straordinari. Lungo il percorso si incontrano immense sculture di giganti, elefanti, sirene e colonne con la testa di fauni. Le tappe più iconiche sono la caverna dell’Orco e la casetta pendente. Una curiosità è che questo parco ispirò diversi secoli dopo la fondazione del Giardino di Daniel Spoerri (qui il link all’articolo). Si è così concluso il nostro tour in giornata della Tuscia viterbese, ma in coda all’articolo potrete trovare una lista completa di tappe per un itinerario più lungo.

Tutte le altre tappe imperdibili per un itinerario di 3/4 giorni nella Tuscia

Viterbo, la città dei papi: il Duomo di San Lorenzo, la Chiesa di Santa Maria Nuova
– le terme libere nei dintorni di Viterbo: terme del Bullicame e le piscine Carletti
Palazzo Farnese a Caprarola
Villa Lante a Bagnaia
– I borghi medievali che si affacciano sul lago di Bolsena: Capodimonte, Bolsena, Grotte di Castro
– Lago di Vico
– Tuscania
– Giardino di sculture la Serpara a Civitella d’Agliano. Bellissimo parco immerso nel verde con una gran quantità di opere d’arte contemporanea.
– La necropoli etrusca di Tarquinia, che visitai ai tempi della scuola. Forse un ripasso non mi farebbe male!
– Pitigliano

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