
La Valle di Cogne, nel cuore del Gran Paradiso
Giorno 5
Dopo già soltanto una notte in un letto ci sentivamo persone nuove e completamente pronti ad affrontare un’altra lunga escursione. Non potendoci definire escursionisti esperti, abbiamo scelto un percorso di moderata lunghezza, affrontabile pressoché da tutti e che ci permettesse di avere viste panoramiche sul Parco del Gran Paradiso (qui trovate tutti i percorsi del Parco. Abbiamo deciso di percorre il sentiero che da Valnontey conduce sino al Rifugio Vittorio Sella (segnavia 18). Si tratta del percorso con le migliori probabilità di avvistamento di camosci, stambecchi e marmotte. Inizialmente il percorso si snoda nel bosco, fino a raggiungere gli alpeggi e poi salire lateralmente alla parete rocciosa della montagna. Un percorso meraviglioso, ma che a un certo punto sembra non finire mai! Parliamo di quasi 3 ore tutte in salita, un totale quasi 1000 metri di dislivello (altitudine del rifugio 2666m). Per me è stata davvero dura, tanto che se fossi stata conscia della fatica forse non lo avrei mai fatto. Scommetto che per chiunque altro è una passeggiata, ma non per me che non salivo uno scalino da gennaio. Tuttavia, fra giramenti di testa e fitte al torace siamo arrivati in cima, con il povero Carlo sfruttato come animale da soma, poichè la mia autonomia con lo zaino in spalla, in salita, è anch’essa limitata. La sofferenza non mi ha permesso di scovare i suddetti animali lungo il cammino, piuttosto il rifugio si è mostrato come un miraggio ed in effetti l’ambientazione che lo circonda è spettacolare. Stavolta abbiamo optato per un pranzo al sacco che si può consumare nell’area pic-nic retrostante il rifugio. Ci siamo concessi soltanto un caffè ed una fetta di crostata ai mirtilli. Raccomando fra l’altro di partire sempre con dei contanti con sè dato che nei rifugi è molto raro poter pagare con il bancomat.
Una volta riprese le forze abbiamo rimboccato il sentiero a ritroso. Pochi minuti dopo la partenza abbiamo subito avvistato la prima marmottina che correva e saltellava da un masso all’altro! E’ stato davvero bellissimo e bruttissimo al contempo, poiché la macchina fotografica aveva visto bene di smettere definitivamente di funzionare a metà dell’andata. Oramai non me la prendo nemmeno più per questi eventi. Poco più avanti è comparsa anche un’altra marmotta, ma lo stambecco ci ha fatto un bello scherzo, perchè praticamente ci stava aspettando alla macchina. Appena saliti in auto, anche un bel po’ soddisfatti della missione compiuta ne è comparso uno sul ciglio della strada. Durante l’escursione, nemmeno l’ombra.
A sera ci siamo avvicinati ad Aosta. Dato il prezzo molto vantaggioso avevamo prenotato una camera da letto in località Charvensod. Lascio qui il link.













Visita al Castello di Fènis e al Forte di Bard
Giorno 6
Siccome il mondo va sempre al contrario, il giorno che abbiamo deciso di dedicarci ai musei splendeva il sole e c’erano 27°. Tuttavia, non si può pensare ad un viaggio in Valle d’Aosta senza contemplare la visita ad alcuni dei suoi castelli. Si dice ce ne siano più di cento; noi abbiamo ridotto il cerchio a due. La nostra prima tappa è stato il Castello di Fènis, castello medievale per eccellenza. Attualmente è visitabile solo con visita guidata (8€), prenotabile su questo sito. All’interno sono collezionati arredi antichi, non solo d’epoca medievale, divisi per tipologia. Fra le unicità della struttura è l’enorme camino, che attraversa in altezza l’intero edificio, andando a costituire uno dei caminetti più grandi d’Europa. Di singolare bellezza anche la corte interna affrescata con motivi religiosi, storici e geometrici.
Prima di arrivare al castello, data la giornata soleggiata, avevamo anche per scrupolo dato un occhio alla webcam di Skyway, tanto per vedere se non fosse il caso di tornare indietro e tentare la salita. Lo schermo ci ha mostrato effettivamente una visuale perfetta su tutte le vette osservabili dalla Punta Helbronner. Al che, avevamo stabilito che dopo la visita al castello saremmo tornati a Courmayeur, nonostante il pensiero di prendere la funivia ci terrorizzasse entrambi. Sicuramente dev’esserci un complotto divino perché a pochi chilometri dall’arrivo la situazione meteo era totalmente cambiata: la webcam mostrava chiaramente un bel banco di nebbia e nulla più. Che dire, così si conclude tristemente per il momento la nostra storia col Monte Bianco.
Non poco delusi, abbiamo girato, di nuovo, l’auto nella direzione opposta decidendo di visitare il Forte di Bard. Qui non è necessaria la prenotazione, benché possibile. Famosissimo e raccomandato da chiunque in Valle d’Aosta, è effettivamente una tappa di rilievo. Sul percorso della via Francigena, che vede in Valle D’Aosta le prime tappe italiane, ai piedi del Forte, si trova il paese di Bard. Un vero gioiello, forse fra i borghi più belli che abbia mai visto. Il piccolo antico borgo sembra un museo a cielo aperto, ricco di pannelli esplicativi che spiegano le pitture all’esterno delle case e la storia degli antichi di edifici, di cui permangono porzioni risalenti anche al Quattrocento. Il paese si trova praticamente abbracciato dal versante della montagna e dal Forte, estendendosi lungo un’unica strada principale. Lungo la via si trovano molti locali in cui gustare prodotti tipici e che fanno venire voglia di spendere tutti i soldi che si hanno.
Il Forte, come dicevo, domina il paese. E’ un edificio d’epoca medievale ma di rifacimento rinascimentale. Oggi ospita un polo museale molto variegato. Al suo interno sono presenti quattro musei permanenti (il Museo delle Alpi, il Museo delle Fortificazioni, il Museo delle Frontiere e le Prigioni) e diversi spazi espositivi per mostre temporanee. Per visitarlo esistono diverse soluzioni e combinazioni di biglietti, potendo scegliere di visitare un museo o un mostra piuttosto che un’altra. Nel complesso si trova anche la galleria personale del fotografo naturalista Stefano Unterthiner, la Little Wild Gallery, dove è possibile acquistare stampe fotografiche di grande pregio, peccato per noi un po’ fuori budget.
Abbiamo trascorso nel forte oltre 3 ore, forzandoci ad un certo punto a tirar via, perché sarebbe da passarci l’intera giornata. Al Forte si accede tramite degli ascensori panoramici che offrono una super vista sull’omonimo paesino.
Prima di metterci in viaggio verso l’ultima valle del nostro viaggio, ci siamo fermati per uno shopping selvaggio alla Maison Bertolin di Arnad, il paese del lardo. Oltre al lardo(una cosa sublime!) qui vedono tantissimi altri prodotti tipici della Valle d’Aosta, fra cui formaggi, pane, confetture e liquori. Abbiamo acquistato un bel po’ di cose per un aperitivo gourmet da prepararci in campeggio e ne ho approfittato anche per rimpolpare la mia scorta di amaro. Dopo averne assaggiati sei differenti, incluso il tipico liquore Genepy, la mia scelta è ricaduta sul Benefort, un buonissimo amaro alle erbe che raccomando a tutti gli appassionati.
Era l’alba del sesto giorno ed era chiaro oramai che l’idea del viaggio in tenda era naufragata. Carlo si era arreso, adducendo a motivazione le avverse condizioni meteo notturne imminenti. Non volendo sollevare acredine e non facendomi schifo un barlume di comodità, ho accettato il compromesso di dormire sì in campeggio, tuttavia in bungalow, mantenere una parvenza d’avventura. Ci siamo fermati per due notti al Camping Glair, nella Valtournenche. Purtroppo, devo dire scelta infelice dato il prezzo a dir poco esoso (52€ a notte per 2 persone) per quella che è stata effettivamente una baracca. Oltre a ciò le docce sono un extra e non viene fornita carta igienica nei bagni comuni. Che dire, carino nel complesso, bellissima la location stretta tra il lago e la foresta, ma bocciato! Per chiunque si trovi in zona, volendo star comodi, consiglio invece assolutamente di pernottare a lo Verdzé di Torgnon (frazione di Antey-Saint-André). Stupenda la vista, bella e comoda la struttura, in camera non manca niente e buonissima la colazione, tutto per soli 46€ a notte in due.








La tenebrosa Valtournenche ed una piccola deviazione
Giorno 7
Era arrivato il giorno tanto atteso, quello in cui avremmo visitato Chamois. Francamente non so cosa rapì tanto la mia attenzione il giorno che ne sentii parlare, ma certo quel programma in tv ha condizionato molto le mie scelte. Eravamo in Valle d’Aosta per visitare Chamois, un minuscolo paesino della Valtournenche. Quindi, neanche a dirlo, serviva un’escursione che lo contemplasse. Ci siamo interrogati a lungo su come strutturare la giornata. Nessuno era stato in grado di suggerirci percorsi completi e accattivanti come quelli dei giorni scorsi. Certo tutti ci avevano sconsigliato di arrivarci a piedi poichè troppo faticoso a causa dell’eccessivo dislivello da coprire in una breve distanza. Questo forse perchè non sapevano che salita ci eravamo fatti soltanto due giorni prima! Comunque, effettivamente stanchi di camminare a lungo, abbiamo deciso di raggiungere Chamois in funivia. Deciso…piuttosto Carlo mi ha obbligata, dovendo anche, pover’uomo, combattere con la propria paura delle altezze. Purtroppo sono di quelle persone che si lasciano segnare, non solo dalle proprie disgrazie, ma anche da quelle altrui e la notizia di qualche settimana prima sulla caduta di una funivia è diventata per me una nuova paura da aggiungere alla lunga lista di quelle che già ho. Quindi, con il cuore in gola, sono salita sulla funivia che in 6 minuti percorre il tragitto conducendo a 1800 m. La funivia si prende dal paese di Antey-Saint-André ed ha un costo di 5€ a/r. Arrivati a Chamois non ho trovato il paradiso che mi aspettavo. Probabilmente due anni di attesa avevano alzato troppo le mie aspettative, ma posso affermare in maniera abbastanza oggettiva che si tratta di un posto un po’ troppo turistico. Il paese è indubbiamente molto pittoresco e festoso, ma certo troppo affollato. Una volta giunti in cima è d’obbligo naturalmente qualche escursione. Seguendo l’andamento delle seggiovie, funzionanti e volendo utilizzabili per continuare a salire in comodità, in 30 minuti a piedi abbiamo raggiunto in Lago di Lod, un luogo molto bello per un pic-nic. Per noi comunque era presto per pranzare perciò abbiamo proseguito con l’intenzione di raggiungere a piedi il paese di Cheneil (tempo di percorrenza altre 2h). Ci siamo incamminati su per dolci pendii, non avevamo ancora passeggiato fra i prati, con la possibilità di ammirare dall’alto tutto quanto era intorno. Faceva caldo, ma in effetti più si saliva più la vista era bella. Abbiamo proseguito per circa 40 minuti, fintanto che non ci siamo resi conto di aver preso il sentiero sbagliato. Lo sconforto che assale in questi casi è inspiegabile, ci eravamo affidati ai cartelli, mal interpretati evidentemente, invece di controllare la mappa. Qui si è creato un attimo di diverbio, in disaccordo su se ricominciare da capo oppure far naufragare l’escursione a Cheneil. Ragazzi, qui ho rovinato la festa. Carlo avrebbe proseguito, ma io ero già provata dal caldo e il pensiero di dover praticamente ancora cominciare il trekking, a cui aggiungere anche le 2 ore del ritorno (purtroppo non c’è un anello), mi ha fatta capitolare. Alla fine saremmo comunque andati a Cheneil, soltanto in altra maniera. Il piccolo paese, piuttosto un agglomerato di case, si raggiunge, oltre che a piedi, anche in auto e poi, con un ascensore gratuito, aperto 24h su 24h. Cheneil è riuscito a darmi quel che sta in Chamois. Un’oasi di pace e meraviglia, un mucchietto di case in pietra nascosto in una vallata fiorita, circondata dalle vette più alte della catena montuosa Bouquetins-Cervino e fitti boschi. Potendo tornare indietro sarei partita da qui per un’escursione quel giorno, poichè intorno al paese si snodano numerosi sentieri. Da qui passa inoltre uno dei trekking lunghi più scenografici della Valle d’Aosta, la Gran Balconata del Cervino. Suggerisco di percorrerne magari una piccola parte. Da Cheneil a Cervinia sono soltanto 4h a piedi e per poter tornare all’auto, in alta stagione, è presente anche un servizio navetta a chiamata, ottima soluzione per quando non si ha tempo o voglia di ripercorrere il sentieri a ritroso. Noi siamo rimasti un’altra ora vagando avanti e indietro per alcuni dei sentieri intorno, sbagliando di nuovo strada, ma riuscendoci ad affacciare su scorci paesaggistici stupendi. Da qui si può anche arrivare in qualche ora sul monte Roisetta, uno dei 3.000 del complesso intorno al Cervino. Il monte Cervino fa invece testo a parte per la sua conformazione. Non si sale su, a meno che di non essere dei veri alpinisti o scalatori. Forse la montagna più stile, e quindi più ambita, d’Italia.












Giorno 8
Ci sarebbe piaciuto vivere di più la montagna da escursionisti e magari salire tanto in alto da veder la neve ed indossare le nostre giacche da sci. Purtroppo forse la stagione non era delle migliori; il nostro ultimo giorno il meteo prevedeva temporali nella zona in cui ci trovavamo. Ci siamo detti che a Cervinia avremo occasione di tornare, per ammirare il Plateau del Rosa, ma quel giorno non era quello adatto a spender soldi di funivie per poi ritrovarsi fra le nuvole. Poetico, suggestivo, ma non quello che desideravamo.
L’ultima tappa ci ha visti quindi altrove e, bisognosi di un po’ di relax, abbiamo deciso di trascorrere qualche ora alle Terme di Prè Saint Didier. Premessa: le terme erano un’attrazione “già in conto” all’inizio del viaggio, durante i giorni trascorsi vicino a Courmayeur. Ovviamente, erano chiuse; hanno riaperto proprio il giorno dopo che ce ne eravamo andati. Fortunatamente la Valle d’Aosta è, come si dice in gergo, “uno sputo” e percorrerla tutta prende circa un’ora e mezza. Perciò siamo nuovamente tornati verso Courmayeur per andare a vivere una mezza giornata da signori.
C’è poco da dire: concedetevi tutti un parentesi in questo posto proprio alla fine del viaggio. E’ il massimo della soddisfazione e riesce a rendere ancor più bella la fatica fatta percorrendo chilometri in montagna.
Lo stabilimento offre diversi pacchetti comprensivi di ingresso ed altri servizi. Noi abbiamo scelto il più economico e per 46€ abbiamo trascorso 5h nella spa, finora, più bella e curata che abbia mai visto. L’esperienza è una coccola a 360°. Non si deve pensare a niente, nè asciugamani, nè infradito, saponi e quant’altro. C’è tutto ed è tutto bello, pulito e profumato.
Il percorso termale permette l’accesso a numerose vasche esterne riscaldate con una vista mozzafiato, da un lato sul Monte Bianco, dall’altro sull’orrido di Prè Saint Didier. Abbiamo passato oltre due ore trascorse in acqua senza neanche accorgercene. Dopodiché abbiamo esplorato le numerose sale relax: la sala della foresta, con amache sospese in un finto bosco, la sala della lavanda, quella del fieno, quella del sale e chi più ne ha più ne metta. Siamo usciti di lì completamente estasiati.
Poco distante dalle terme si trova la Passerella sull’Orrido, un punto panoramico di indubbia suggestione a 600m d’altezza. Si può arrivare con una passeggiata di 40 minuti in salita, decisamente fuori discussione dopo la rilassatezza acquisita, oppure in auto, più un brevissimo tratto a piedi. In sostanza quel giorno non abbiamo mosso un dito ed è stato bellissimo.
Quella sera, un po’ stufi di pasta con sughi pronti, abbiamo cenato in un’osteria tipica ai piedi del Cervino, Pan et Vin. La cucina è semplice, abbondante e tradizionale. Abbiamo provato la polenta coi formaggi valdostani, la carbonada (una sorta di spezzatino) ed i ravioli con la fonduta.
Nonostante le varie sfortune ed i capricci del tempo, direi una degna conclusione, una gran quantità di esperienze meravigliose e tanta voglia di tornare in Valle d’Aosta per scoprirne meglio le valli, i castelli e i sapori e magari in inverno per una sciata da sogno!








