Qui troverete un dettagliato, ma più sintetico possibile, diario di bordo del nostro folle viaggio da poter usare come traccia su cosa vedere e fare nell’isola del Nord (escursioni incluse), consigli su dove dormire, eventuali mezzi di trasporto e altre informazioni pratiche, con anche qualche altro spunto per chi avesse più tempo di noi. Per ulteriori informazioni sui costi complessivi, tempistiche, documenti, noleggio auto, dove dormire, ecc, rimando agli articoli correlati: quale isola scegliere, perchè e quando andare, organizzare un viaggio in Nuova Zelanda parte I e organizzare un viaggio in Nuova Zelanda parte II.
Andata: giorni 1 – 3
Piene di entusiasmo per la nuova avventura siamo partite da una Milano immersa nel gelo per giungere nell’afosa Bangkok, il nostro scalo per la Nuova Zelanda. Abbiamo viaggiato con Thai Airways su stretti seggiolini economy ma costantemente servite e riverite da sorridenti hostess vestite di seta. Arrivate a Bangkok…Due parole sulle nostre dodici ore in Estremo Oriente… Pensavamo di fare un giro veloce della città e dei suoi templi…impossibile! Avremmo dovuto studiarcela meglio, ma eravamo completamente focalizzate sulla nostra spedizione Oceanica. Dopo esserci avventurate su uno dei tipici tuktuk nel folle e intricato traffico di Bangkok, ci siamo rifugiate in una spa tailandese e ci siamo godute un meritato massaggio di 1 ora per soli 16 euro. Rinvigorite dal massaggio abbiamo affrontato con dignità, e con una innocua dose di sonnifero, il volo successivo per giungere finalmente dopo 36 ore ad Auckland intorno alle 12.00. Nel giro di poco tempo abbiamo recuperato l’auto e, battendoci contro il diluvio (ma non doveva essere estate??) e il sonno, abbiamo raggiunto il nostro alloggio dove abbiamo trascorso il resto della giornata→ City Garden Lodge.
Giorno 4
Non si può dire di esserci fatte una bella dormita e al mattino un simpatico scarafaggio si aggirava sul pavimento della nostra camera, ma di buon ora eravamo già in viaggio verso Nord con destinazione Paihia, principale località turistica della Bay of Islands, una baia paradisiaca dove è possibile effettuare diverse tipologie di uscite in barca comprensive di bagno coi delfini. Qui un paio dei tour operator che effettuano questo tipo di uscite ed altre attività nella baia: Fuller Great Sights e Carino Wildlife Cruises .
Lungo il viaggio ci siamo fermate spesso strada facendo ad ammirare i numerosi punti di interesse paesaggistico, come cascate (Piroa Falls e Whangarei Falls) e foreste (Opua Forest). Questa zona dell’isola è particolarmente ricca di vegetazione; è incredibile l’estensione di foreste subtropicali che si incontrano sul percorso e il verde brillante degli alberi, spesso secolari che la abitano. Una volta a Paihia ci siamo rese conto che non c’era il tempo materiale per partecipare ad una gita in barca nella baia. Per questo motivo abbiamo deciso di accamparci sulla spiaggia per la pausa pranzo e rilassarci. L’idea era anche quella di farci un tuffo, ma l’estate neozelandese non è propriamente caldissima e il gelido oceano scoraggia ulteriormente. Questa zona del paese è fra le altre cose quella con la maggior concentrazione di indigeni maori, quindi la migliore per avvicinarsi alla cultura locale. Se avete voglia di fare un tuffo nella cultura māori, per comprenderne le usanze e le tradizioni, e per conoscere la storia della Nuova Zelanda è irrinunciabile una visita al Waitangi Treaty Grounds, polo culturale affacciato sulla Bay of Islands. Waitangi è particolarmente significativa poiché da sempre le diverse tribù fanno capo a questo luogo. Presso il polo culturale è possibile partecipare come spettatori ad una coinvolgente performance di haka – la famosa danza māori – e ammirare un’imponente waka taua – canoa da guerra – magistrale esempio di tradizionale intaglio ligneo locale.
A seguire, abbiamo fatto rotta verso l’estremo Nord del paese verso Cape Reinga, una lingua di terra considerata la fine del mondo e ritenuto dai māori territorio sacro. A guardia di questo luogo magico un faro, che affaccia sull’infinito, nel punto di incontro tra l’Oceano Pacifico e il Mar di Tasmania. Cape Reinga rappresenta inoltre l’estremo settentrionale della maestosa Ninety Miles Beach, una spiaggia che vale il viaggio, famosa per le sue immense dune e per la sua estensione. Proseguendo verso Nord è scioccante il variare del clima e con esso della vegetazione, passando dalle umide e verdeggianti foreste al quasi punteggiato da manti d’erba e cespugli.
Ormai a fine giornata, stanchissime ma con gli occhi e il cuore pieni di meraviglia abbiamo raggiunto il nostro non lontano rifugio per la notte presso Henderson Bay → North Wind Lodge Backpackers.











Giorno 5
Il mattino seguente era già ora di rimetterci in cammino verso sud per proseguire il nostro fitto itinerario. Nell’arco della mattinata avevamo previsto di dedicarci alla visita della interminabile Ninety Miles Beach intenzionate anche a noleggiare delle tavole da sand boarding, praticabile sia in autonomia che con tour operator in escursione organizzata. Purtroppo gli imprevisti capitano e tutti gli uffici indicati in zona indicati sulla guida erano chiusi quel giorno. Ci trovavamo ad Ahipara, località indicata come ideale per questo genere di attività. Purtroppo per trovare altri noleggi tavole saremmo dovute tornare indietro di una cinquantina di chilometri, la distanza da percorrere per raggiungere la tappa successiva era ancora notevole, quindi per scongiurare grandi perdite di tempo abbiamo rinunciato a questa esperienza e optato per proseguire verso la Waipoua forest. Semplicemente uno dei luoghi più meravigliosi al mondo! Grandi protagonisti della foresta sono i kauri, alberi secolari sinonimo di un delicatissimo e importantissimo ecosistema endemico. Dopo una rilassante e rinvigorente passeggiata nella foresta abbiamo fatto ritorno ad Auckland. La decisione di pernottare nuovamente ad Auckland è stata puramente tecnica e funzionale ai nostri spostamenti, optando infatti per un alloggio fuori dal centro che consigliamo per comfort e pulizia→ iHoliday.





Giorno 6
Questo è stato uno di quei giorni in cui il sogno di una vita si avvera, in cui stenti a credere che sia tutto sia reale per la felicità che ti assale! Quella mattina ci attendeva nientemeno che la Contea, o meglio, il famoso set cinematografico utilizzato nella saga di Il Signore degli Anelli. È fondamentale sapere che visitare Hobbiton, località Matamata, è possibile solo tramite tour guidato, prenotabile con netto anticipo al seguente sito www.hobbitontours.com. Esistono diverse modalità di tour e combinazioni; nel nostro caso abbiamo ovviamente scelto la più economica (durata 3h) alla modica cifra di circa 50€. Un’esagerazione, lo so, ma un’esperienza irrinunciabile per delle tolkieniane come noi! Nel pomeriggio ci siamo spostate nuovamente, verso Waitomo, dove ci attendeva la nostra escursione organizzata per visitare le Waitomo Caves, spettacolari grotte presenti solo in Nuova Zelanda, popolate da minuscoli insetti luminescenti per le quali rimando al divertente articolo scritto da Serena. In assenza di bambini e anziani, uno dei modi più emozionanti e completi per visitare le grotte è tramite il rafting sotterraneo. Noi, per questo tipo di esperienza, ci siamo affidate al tour operator Black Water Rafting Co., che offre più alternative di tour in base a difficoltà e durata, con partenza due volte al giorno, scegliendo l’opzione Black Labirynth (durata 3h; costo circa 85€).
Pernottamento non lontano dalle grotte presso il Waitomo Backpackers Kiwi Paka.

Giorno 7
Partenza per la coloratissima New Playmouth! La piccola città neozelandese è famosa per il TSB Festival of Lights che ogni anno anima la stagione estiva, attraendo visitatori da tutto il paese e ospiti di successo. Abbiamo deciso di inserire New Playmouth nel nostro itinerario per un duplice motivo: per prima cosa riuscivamo a far coincidere il nostro arrivo con la serata di chiusura del TSB Festival of Lights, in più si prestava come comoda tappa intermedia nel proseguimento del nostro tour circolare dell’isola. Nel pomeriggio ci siamo dedicate alla visita della città con una passeggiata al Pukekura Park e sul lungomare. Dopodiché ho trascinato Serena, come al solito, alla Govett-Brewster Art Gallery/Len Lye Centre, (per me) imperdibile centro per l’arte contemporanea, facendomi poi perdonare più tardi con del meritato shopping! A sera siamo tornate presso il Pukekura Park, giardino botanico, che in occasione del festival viene trasformato in un meraviglioso e scenografico paese delle meraviglie dove piante, corsi d’acqua, ponti e cascate vengono illuminati da centinaia di luci arcobaleno.
Pernottamento presso il Yha Sunflower Lodge Newplaymouth.





Giorno 8
In tarda mattinata siamo giunte a Wellington, capitale della Nuova Zelanda, a sud dell’isola settentrionale ed ultima tappa per chi decide di proseguire verso l’isola del Sud. Il tempo a nostra disposizione ci ha obbligate a non varcare il confine fra le due isole e prendere Wellington come punto più meridionale oltre il quale non spingerci. Inoltre, dopo diversi giorni in movimento abbiamo deciso di dedicarci con maggiore calma alla visita della città, sostando qui per due notti. Qui trovate l’articolo su cosa vedere a Wellington in 2 giorni.
Pernottamento presso The Dwellington, un ostello molto confortevole, strategicamente posizionato all’uscita dell’autostrada e non distante dal centro.
Giorno 9
Alla capitale neozelandese abbiamo dedicato anche il giorno seguente e quella mattina ricordo che è stata la prima che mi sono svegliata sentendomi una persona normale, finalmente uscita da quello stato di torpore da jet lag che aveva invece permeato tutti i giorni precedenti. È stato inoltre il primo giorno in cui non dovevamo percorrere centinaia di chilometri in auto…per questo abbiamo visto bene di procedere con un interminabile itinerario a piedi fra i parchi, i musei e i monumenti della città, giusto per recuperare le forze! A fine giornata ci siamo concesse la nostra prima cena fuori dagli ostelli, godendoci la fresca aria serale di Wellington.
Giorno 10
Il decimo giorno siamo partite alla volta della regione lacustre e geotermale dell’isola del Nord. Prima tappa: le rive del Lago Taupo, dove abbiamo consumato il nostro pranzo al sacco. Purtroppo è stata anche una di quelle giornate dove non proprio tutto è andato per il verso giusto, perché sfortunatamente l’attività che avevamo programmato è stata annullata a causa del maltempo. Per le 13:30 avevamo pianificato un’uscita in kayak con l’agenzia Taupo Kayaking Adventures. Questo tour operator offre una vasta scelta di attività, sia in kayak, che a piedi che in bicicletta, con la possibilità di combinarle in diverse maniere. Noi avevamo scelto il Māori Rock Carvings tour che ci avrebbe condotte sino alla suggestiva Acacia Bay, dominata da una parete rocciosa alta 14 metri artisticamente scolpita dai nativi. Superata la delusione, e dal momento che l’area è famosa per la sua intensa attività geotermale, ci siamo dirette verso le maestose Huka Falls e nel pomeriggio ci siamo godute del meritato relax presso uno dei numerosi centri termali della zona (ad esempio nella zona di Wairakei e Waikite). Qui è stato possibile sia visitare la ricostruzione di un tipico villaggio māori, sia fare il bagno nelle pozze d’acqua termale. La zona è particolarmente indicata per immergersi al meglio nella cultura māori; a riguardo segnalo: il Whakarewareka Māori Village, il Tamaki Māori Village ed il Rotorua Museum. Tratto distintivo di questa zona è inoltre il pungente odore di zolfo che la avvolge e che sarà impossibile non notare una volta giunti nella cittadina di Rotorua.
Pernottamento presso lo Spa Lodge che sconsigliamo per via delle soffocanti ed anguste stanze. Per una notte siamo sopravvissute ma pensare di trascorrervi più notti sarebbe stato impensabile. Se però cercate un’esperienza stile cella di isolamento in Orange is the New Black è l’ideale!





Giorno 11
L’ennesima giornata di pioggia; apprenderemo presto che la pioggia non ci abbandonerà più, accompagnandoci sino alla fine del viaggio. La prima tappa della giornata è il parco geotermale di Wai-o-Tapu, il maggiore sito geotermale visitabile nella regione di Rotorua. All’interno del parco sono visibili enormi pozze d’acqua fumante, geyser, fango gorgogliante, grandi voragini nella terra, in uno spettacolo senza pari al mondo! L’accesso al parco è a pagamento al costo di circa 19€ e i tempi di visita di aggirano intorno al paio d’ore. Il percorso è tracciato da una passerella che diramandosi conduce i visitatori ai principali punti di interesse: la Champagne Pool, l’Artists Palette, le Primrose Terraces. Nelle vicinanze segnalo anche un altro importante sito geotermale che sfortunatamente non abbiamo fatto in tempo a visitare, il Te Puia (parco geotermico e istituto delle arti della cultura māori).A questo punto era ora di lasciare la regione di Rotorua per dirigerci nuovamente a nord verso la Coromandel Peninsula. La prima tappa irrinunciabile di questa penisola sono le Karangahake Gorge, dove abbiamo sostato una camminata di circa un’ora. Quel giorno il luogo era deserto a causa del maltempo, ma siamo comunque riuscite a goderci la bellezza del posto, immerso in una natura incontaminata. Esistono diversi percorsi per esplorare la zona, sia a piedi che in bici. A questo punto abbiamo proseguito e vorrei poter dire che altre meraviglie ci hanno riempito gli occhi, che ci siamo fatte la passeggiata più bella delle nostre vite verso la celebre Cathedral Cove e poi un meritato relax sulla Hotwater Beach…ma c’è poco da dire perché la sfortuna ha continuato a perseguitarci e, nonostante l’atteggiamento positivo e l’intenzione a sfidare l’uragano, il maltempo ci ha sconfitte. Il piano di un pomeriggio da sogno è saltato: Cathedral Cove richiede circa 1 ora e mezza di cammino per raggiungerla, poiché non accessibile in auto; siamo giusto andate a dare uno sguardo a Hot Water Beach, famosa per la possibilità di scavare delle buche nella sabbia sino a raggiungere l’acqua calda nel sottosuolo, nella quale farsi un piccolo bagno termale fai da te. Infine, per combattere la delusione di una giornata storta ci siamo consolate con un’ottima pasta al tonno all’italiana e godendoci il nostro bellissimo alloggio: Rolleston Motel, località Thames. Questa piccola città affacciata sull’oceano risulta una base strategica per esplorare la zona, che offre innumerevoli attrazioni paesaggistiche, sia costiere che nell’interno: la Kauaeranga Valley e la Thames Coast Road.






Giorno 12
Il cerchio si chiude e come ultima tappa ci attendeva Auckland, alla quale abbiamo deciso di dedicare l’ultima giornata. Per cosa fare e vedere a Auckland in una giornata trovate tutto qui.
Pernottamento al iHoliday.
Ritorno: giorni 13 – 14
L’ultima mattina in questa magica terra è stato un addio sofferto. Ci allontanavamo da luoghi che difficilmente rivedremo, tanto lontani e meravigliosi che oggi stento a credere reali. Come ultima cosa ho imbucato le mie cartoline per alcune amiche in Italia, che le avrebbero raggiunte oltre un mese più tardi, lottando contro un diluvio, come il giorno del nostro arrivo. La Nuova Zelanda ci stava salutando e così cominciava il nostro lungo ritorno verso casa, stanche ma soddisfatte di riportarci a casa il ricordo di un posto tanto bello che speriamo con tutto il cuore di poter esplorare ancora in futuro.
[…] per natura, ha ovviamente chiesto a me di guidare inizialmente, dato che lo avevo già fatto in Nuova Zelanda, ma in realtà avevo completamente resettato.Guidare in Scozia richiede poi alcune accortezze, […]