Ultima meta del nostro viaggio, Jerash, la “Pompei dell’Asia”, era una tappa irrinunciabile per un’archeologa come me! Quante volte avevo ammirato le sue meravigliose rovine sui libri di Archeologia delle Provincie Romane, e quando insieme a Camilla abbiamo progettato questo nostro viaggio in Giordania, l’ho praticamente obbligata a inserirla nel nostro itinerario.
L’ingresso a Jerash è incluso nel Jordan Pass e, come gli altri siti, l’ultimo accesso durante l’inverno è alle 16.00. Jerash, o meglio Gerasa (come veniva chiamata in epoca romana) sorge nel nord della Giordania, a circa 40 km da Amman, è uno dei siti archeologici meglio conservati al mondo ed è sicuramente una delle più grandi testimonianze dell’Impero Romano in Medio Oriente. La città venne fondata da Alessandro Magno, con il nome di Antiochia sul Fiume d’Oro, ma fu con la dominazione romana che raggiunse il suo massimo splendore. Nel 63 a.C. venne infatti conquistata da Pompeo e annessa prima alla Provincia di Siria e poi alla Provincia d’Arabia (insieme ad Amman), diventando poi la città più prospera della Lega delle Decapoli, alleanza commerciale e militare di dieci tra le più importanti città romane. Nel 129 l’imperatore Adriano visitò Jerash, ed in suo onore venne costruito un imponente arco, in prossimità della porta meridionale della città.
Proprio da qui inizia la nostra visita, dall’Arco di Adriano, alto ben 13 metri, che costituisce il vero e proprio ingresso al sito archeologico, e che ben rende l’idea della grandiosità e dello splendore dell’antica città romana. Da questo momento in poi ogni passo diventa una scoperta, si viene letteralmente catapultati in un altro mondo, in un’altra epoca. Dopo aver ammirato l’Ippodromo, che all’epoca conteneva fino a 15000 spettatori, si arriva al Foro di Gerasa, il fulcro della città, con la sua insolita forma ellittica e le sue 56 colonne ioniche che sembrano stringerti in un abbraccio, regala dei giochi d’ombre indimenticabili. Da qui inizia il Cardo Massimo, la meravigliosa via colonnata, lunga circa 800 metri, dove è ancora possibile scorgere i solchi scavati dalle ruote di migliaia di carri nel lastricato originale. Qua sorgono alcuni degli edifici più importanti dell’antica città, come l’Agorà, il Ninfeo e i Bagni Termali, per non parlare della quantità di elementi architettonici di spoglio che si trovano ammassati ai lati della strada: frammenti di architravi, trabeazioni, cornici, capitelli ionici e corinzi appartenenti agli edifici che ci circondano. Dopo aver oltrepassato il Decumano Massimo e percorso la seconda parte del Cardo Massimo arriviamo davanti al Teatro Nord, uno dei due teatri che si trovano nel sito di Gerasa, costruito intorno al 165 d.C. Le ripide scale interne, avvolte dalla quasi totale oscurità, ci conducono alla parte più alta del teatro, ed ecco ai nostri piedi il palco e l’intera cavea perfettamente conservati: 2000 posti a sedere disposti su 14 file, e su molti dei sedili sono ancora incisi i nomi dei delegati che votavano nel consiglio cittadino. Manca quasi il fiato di fronte a questa meraviglia.
Il nostro tour si conclude nella parte alta della città, dove, dopo aver ammirato il Tempio di Artemide, con le sue 11 colonne ancora in piedi, e il Tempio Superiore di Zeus, le cui rovine testimoniano la violenza del terremoto che distrusse la città nel 747 d.C., possiamo dedicarci al meraviglioso panorama che ci sta regalando Jerash; siamo quasi al tramonto e la luce calda dei raggi del sole gioca a nascondino tra le centinaia di colonne che si estendono davanti a noi. È tempo di fare le ultime foto; la stanchezza di questi giorni lascia il posto a dei sorrisi che difficilmente dimenticherò, come difficilmente potrò dimenticare le emozioni che ci ha regalato questo piccolo gioiello, lo stupore della scoperta, la sensazione reale di camminare nella storia. Luminosa e fiera Jerash è un qualcosa che non ti aspetti, un posto magico che ti toglie il fiato, che ti sorprende ad ogni passo, un tesoro ancora quasi totalmente sepolto se si pensa che la parte finora scoperta ammonta soltanto al 5% circa dell’antica città romana.
Silvia M.