Questo nuovo giorno lo abbiamo trascorso interamente nel Sud (qui l’articolo del giorno precedente), godendoci con lentezza alcune delle sue bellezze. Ci sarebbe piaciuto fare un’escursione sul ghiacciaio Vatnajokull, che è fra le attrazioni più popolari d’Islanda, ma la cosa avrebbe preso tutta la giornata e purtroppo abbiamo dovuto fare una selezione. Il Sud è la terra dei ghiacciai, ci sono almeno tre diversi ghiacciai che meritano visite approfondite. Per questo, consiglio a chi ne avesse tempo, di sostare non meno di tre giorni interi nel Sud. Per questi fortunati, in coda all’articolo, come sempre, una lista completa dei luoghi più belli da visitare e delle escursioni più importanti da fare in questa zona del paese.


Noi avevamo una sola giornata, ma non possiamo comunque lamentarci.
Lungo la strada è stato un dispiego continuo di meraviglie. L’Islanda è un paese che vale il viaggio anche per guidare soltanto, poiché le sue strade sono un mosaico di spettacolari paesaggi e dettagli. Fra i più entusiasmanti ci sono i campi di lava, che all’occhio risultano come morbide colline coperte d’erba verdissima, e alle spalle, altopiani aridi, a malapena innevati. Sono scenari che si imprimono nel cuore.
Per godersi poi al meglio il viaggio, bisogna avere dei grandi compagni con cui condividerlo, soprattutto silenziosi. Per questo Serena è perfetta. Siamo riuscite a passare una quantità incalcolabile di ore in auto con soltanto il fruscio del motore come sottofondo; anche perché quando ci si trova davanti a certi spettacoli si rimane veramente ammutoliti.
Ci siamo fermate nella città di Vik ì Myrdal, la più importante dell’Islanda meridionale e qui abbiamo trascorso quasi l’intera giornata visitando le sue celebri spiagge nere. Siamo arrivate in mattinata e ci siamo inoltrate per le viuzze di Vìk, alla ricerca di un posto in cui mangiare qualcosa. È stata una brevissima pausa e non ricordo il nome del piccolo bar.
Una volta uscite, la vista da lontano della spiaggia e la presenza cospicua di maneggi intorno a noi, ci ha fatto balenare subito un’idea: vogliamo cavalcare in mezzo a questa meraviglia. Abbiamo scelto un maneggio a caso (l’equitazione è fra le attività maggiormente gettonate al Sud), concordando che se la cifra fosse stata accettabile lo avremmo fatto. Cifra alta, ma abbordabile, e così, per 70€, ci siamo godute la più bella cavalcata della mia vita. I cavalli islandesi sono molto famosi per la loro particolare silhouette. Sono un po’ tozzi, molto robusti, un po’ più bassi dei cavalli classici e la pelliccia è molto folta. Ne avevamo visti a decine lungo la strada nei giorni precedenti, ma non ci eravamo mai avvicinate per fotografarli, perché il tempo non ce lo aveva mai concesso. Ed anche i cavalli erano visibilmente infastiditi dal vento gelido, che combattono stando gli uni vicini agli altri in una sorta di formazione militare.
Per prima cosa abbiamo fatto conoscenza con i nostri cavalli, di cui purtroppo non ricordo il nome, per poi condurli verso la famosa spiaggia di nera di Reynishverfi, famosa sì, ma praticamente deserta per fortuna! Eravamo a due passi dall’oceano, un oceano che non si placa mai; le zampe dei cavalli affondavano nella sabbia nera vulcanica, silenziose. Il vento ci sferzava e di fronte a noi si ergevano le sagome dei tre giganteschi faraglioni Skessudrangur, Langhamar e Landdrangur, che hanno reso questo paesaggio iconico. Non poteva andare meglio di così.
Il lungo mare di Reinishverfi è spezzato in due dal monte Reynisfjall. Dall’altra parte del monte si trova l’altra famosissima spiaggia di Vìk, Reynisfjara. Finita la cavalcata, ci siamo dirette proprio qui, per ammirare i faraglioni dalla prospettiva opposta e la caverna Hálsanefshellir, che si apre su una mastodontica, incredibile, parete formata di colonne di basalto. La situazione su Reynisfjara era già più affollata che sull’altra spiaggia. Qui approdano diversi pullman di turisti provenienti da Reykjavik, ma lo spettacolo fa sparire in secondo piano ogni disagio, fra cui le file per farsi fotografare sulla parete.
A questo era il momento del promontorio di Dyhòlaey, dove si può ammirare un grande arco di roccia e raggiungere a piedi le scogliere nere che si gettano sul mare. Era ancora abbastanza presto, perciò dopo aver completato la visita di tutte le principali attrazioni di Vìk, abbiamo guidato fino in cima al promontorio della città per osservare da fuori la piccola chiesa e godere di una bella vista panoramica sulla città e le spiagge. La piccola chiesa è anche ritenuta l’unica potenziale superstite nel caso il vulcano Katla eruttasse e conseguentemente si sciogliesse il ghiaccio della calotta che lo riveste. Interessante ma spaventoso direi.
Per concludere la giornata ci siamo godute una super doppietta di cascate, che per chiunque visiti l’Islanda sono imperdibili, anche perché di facile accesso. Skògafoss e Selajadfoss. La prima, vanta fra i salti più alti di tutta l’Islanda, oltre 60 metri! La discesa dell’acqua è talmente lunga, abbondante e violenta, che questa nebulizza e quasi sempre è possibile ammirare gli arcobaleni. Si può inoltre raggiungere la cima della cascata percorrendo una lunga gradinata e, per concludere, per chi indossa abbigliamento davvero impermeabile, sgusciare dietro lo scroscio d’acqua. Mentre eravamo lì faceva troppo freddo perché chiunque fosse tentato di infradiciarsi da capo a piedi, ma durante l’estate è un’esperienza che si può anche fare e magari approfittarne per pescare i salmoni, che numerosi risalgono il fiume Skògar. Sul punto panoramico in cima alla cascata è stato possibile osservare tante specie di volatili; numerose specialmente le gabbianelle. Selajadfoss è altrettanto bella e pensate, l’acqua scende da un’antica scogliera oceanica. Nessuna prova della nostra presenza lì, poiché come sempre mi capita (no, non imparo…), la batteria della macchina fotografica mi aveva abbandonata.
Dopo una giornata piena di emozioni, era il momento di riavvicinarci a Reykjavik, il nostro tour stava volgendo alla fine. Quella sera abbiamo dormito al North Star Cottage, un cottage di legno poco lontano dal Ring in località Lambafell. Poteva essere una gran bella opportunità per osservare l’aurora boreale ma anche quella sera il cielo era imbottito di nuvole grigie.

Altro da vedere nel Sud…
– Non lontano dalla Ring Road, a Sud-Est, si trova uno degli scenari più famosi dell’Islanda, composto dalla montagna Vestrahorn e dalle spiagge di Stokksnes, un buon posto dove fare anche semplici trekking
– La prossima volta sicuramente rimarrò un giorno di più per prendere parte ad uno dei trekking sul ghiacciaio nel Parco Nazionale di Vatnajokull e ad una delle visite alle grotte di ghiaccio. Queste si possono vedere solo nel periodo invernale ed erano già state chiuse durante il nostro tour purtroppo. Mentre, d’estate una valida alternativa è fare kayak in una delle lagune glaciali. Qui il link ad Ice Guide, un tour operator che si occupa di organizzare entrambe queste fantastiche escursioni. Ma ce ne sono altri come Local Guide, specializzato nella visita alle grotte di ghiaccio.
Parco Nazionale di Skaftafell: anche da qui partono i trekking per i ghiacciai, da effettuarsi rigorosamente con guide esperte. I maggiori tour operator sono Mountain Guides e Glacier Guides. Nella stessa zona si può poi raggiungere a piedi la cascata di Svartifoss, detta anche la cascata nera, caratterizzata dalle classiche colonne di basalto che la rendono fra le più suggestive del paese.
Cascate da poter ammirare lungo il percorso: Foss a Sidu, Fagrifoss, Seljalandfoss e Gljùfuràrfoss.
Landmannalaugar: in autonomia o con tour guidati è possibile esplorare una zona molto particolare dell’Islanda, famosa per i suoi variegati paesaggi, che presentano innumerevoli sfumature di colori, sorgenti termali e colate laviche. La zona si raggiunge procedendo per circa 120 km nell’entroterra da Vik ì Myrdal.
– Procedendo verso Ovest, un giorno andrebbe dedicato al Ghiacciaio di Myrdalsjokull. Si può partire dalla piccola cittadina di Hella per dedicarsi all’intera zona (Landmannalaugar inclusa) e vedere il vulcano.
Laufskalavarda è un luogo di interesse al contempo culturale e paesaggistico. Si trova proprio lungo la strada, quindi è di facile accesso. Questo posto è a tutti gli effetti un monumento, frutto del contributo di migliaia di persone in oltre mille anni. Si tratta infatti di uno sconfinato succedersi di piccole torri di sassolini che le persone impilano praticamente da sempre. La tradizione risale ad un’antica eruzione del vulcano Katla ed è un segno di incoraggiamento a soffermarsi in questo luogo tanto bello quanto terrificante.
– Particolarmente d’impatto è Fjaðrárgljúfur, un canyon fluviale raggiungibile in 30 minuti a piedi dal parcheggio poco distante dalla Ring Road.
– Abbastanza vicino a Vik si trova la spiaggia Solheéimasandur, resa famosa dal relitto di un aereo. Si può lasciare l’auto lungo la Ring Road e poi intraprendere una breve trekking verso il mare, di circa 3,5 chilometri (qui il punto esatto su google).
– I crateri di Stampar e il ponte tra due continenti,il Bru Milli Heimsalfa.
– Dall’area geotermica di Gunnuhver, in circa mezz’ora a piedi, si può raggiungere il faro di Reykjanesviti, quindi le scogliere di Valahnukur.
Un po’ più complessa è la situazione per raggiungere una delle cascate più spettacolari d’Islanda, Haifoss, vicina al vulcano Hekla. Superata la cittadina di Hella, bisogna imboccare la strada n. 26 e poi intraprendere una camminata di non meno di 5 ore.
Il villaggio abbandonato di Keldur. Per chi avesse tempo sarebbe interessante soffermarsi presso questo piccolo villaggio, in direzione Reykjavik. Si tratta di un agglomerato di casette con il tetto in torba.

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