Questo è stato il giorno in cui abbiamo guidato più a lungo (leggi anche gli altri articoli sui giorni precedenti). La pioggia non ci ha mai lasciate veramente, ma se non altro, le strade avevano riaperto e nel viaggio verso Sud, lentamente, ci siamo lasciate la troppa neve alle spalle. Lungo questo tragitto si trova l’unico tratto non asfaltato della Ring Road. Per questo motivo e per via dei circa 70km di ghiaccio consecutivi, il nostro viaggio è durato circa 7 ore. Abbiamo deciso di sacrificare completamente una visita dell’Est, ma dato che la nebbia era svanita finalmente, abbiamo fatto qualche sosta fotografica lungo il percorso. La Ring Road costeggia anche una parte del grande lago Lagarfljòt, parente islandese del lago di Lochness, dato che si crede che anche nelle sue acque risieda un mostro leggendario. Per la pausa pranzo invece abbiamo fatto rotta verso Djùpivogur, sostando in un caffè affacciato sul porto. Si tratta proprio dell’ultimo avamposto orientale, prima di entrare ufficialmente nella regione meridionale dell’isola. La piccola cittadina vanta il porto più antico dei fiordi orientali. Da qui si può raggiungere in poco tempo l’isola di Papey. In questa cittadina si trova anche un’opera d’arte contemporanea site-specific, la Eggin ì Gledivìk.
La nostra destinazione era il Sud e per la precisione la laguna glaciale di Jökulsárlón, forse tra i posti più famosi al mondo.
Siamo arrivate che era pomeriggio, finalmente il cielo ci stava dando una pausa dalle intemperie, e di fronte a noi si è aperto il più spettacolare scenario che abbiamo mai visto. Ricorderò sempre la dichiarazione d’amore di Serena di fronte a questo paradiso: Camilla, perché non posso sposarti? Che dire, mica tanta perfezione era merito mio, ma certamente non saremmo state lì se non mi fossi trasferita in Islanda.
La laguna è uno sconfinato lago nel quale vengono spinti centinaia di iceberg che vanno alla deriva. Abbiamo scelto il periodo giusto dell’anno, ce li stavamo godendo al massimo della loro bellezza. Così possenti e fantasiosi nelle loro forme. Gli iceberg formano una miriade di sculture tutte, diverse fra loro, riproducendo sfumature bianche, nere e turchesi, riflettendo l’acqua sulla quale galleggiano. Risultano quasi spaventosi per certo versi, ma indubbiamente fra le cose più belle al mondo.
Abbiamo passeggiato per diverso tempo su e giù lungo la spiaggia, non riuscendo a smettere di guardarli e fotografarli, prima di trovare la forza di distogliere gli occhi. Era così anche per un simpatico gruppo di ragazze cinesi vicine a noi, che ci ha chiesto di far loro una fotografia di gruppo. Ho chiaramente accettato, e nel tentativo di tirar fuori uno scatto di cui andare fiera, ho indietreggiato, indietreggiato, indietreggiato…fino ad inciampare e cadere in un piccolo precipizio. Ebbene, la figuraccia ha strappato una risata alla comitiva, per non parlare di Serena che continua a bullizzarmi ancora oggi, ma alla fine sono riuscita nell’impresa!
Da qui, ci siamo spostate di poco, fino alla Diamond Beach, che prende il suo nome dai piccoli blocchi di ghiaccio che si arenano sulla spiaggia nera, brillando fortemente nel riflettere la luce. Qui, abbiamo visto per la prima volta il sole dopo quattro giorni. Lo spettacolo è indescrivibile. Ultima tappa, sempre in tema iceberg, è stata la più piccola e vicina laguna di Fjallsarlon. In entrambe le lagune, durante i mesi estivi vengono organizzati dei tour in barca, per esplorare le profondità di questi luoghi unici.
A dieci minuti da lì avevo prenotato una stanza in un appartamento condiviso, in una casetta alla fine di un lungo viale sperduto. La zona è parecchio turistica, quindi dopo cena siamo uscite di nuovo per una birra nell’Hotel più vicino, a pochi minuti di guida dal nostro alloggio.
Dove dormire: Reynivellir

Cosa vedere e dove andare nell’Est dell’Islanda…
Come dicevo, non abbiamo avuto modo di fermarci a visitare la parte orientale dell’isola, ma la via verso Hofn (prima località del sud) meriterebbe un paio di giorni e magari un’escursione. Nonostante non possa dare la mia personale testimonianza, voglio comunque indicare una carrellata di posti dove vale la pena fermarsi e che non mi lascerò sfuggire la prossima volta.
– Innanzitutto la strada stessa, che in parte abbiamo percorso, offre meravigliosi paesaggi sulle coste frastagliate e sui numerosi fiordi che definiscono la costa Est. La stessa Ring Road conduce fra queste bellezze, ma esistono un paio di deviazioni per strade panoramiche che conviene fare (se il tempo lo permette!): la strada montana n. 939, la n. 92 e la n. 96, che conducono alla vista di Reydarfjordur, e Stodvarfjordur, dove si può visitare un museo dei minerali.
– Il principale snodo della regione è la città di Egilsstaðir, da dove partono numerose escursioni che conducono alla scoperta degli altopiani interni in vari modi: a piedi, in jeep o a cavallo (qui i link ad un paio di tour operator a cui affidarsi www.jeeptours.is e www.traveleast.is ).
– Per chi ha voglia di un’altra pausa rilassante in una location unica, a pochi chilometri da Egilsstaðir si trova un’area geotermale fatta spa, i Vök Baths. Il posto è molto particolare poichè le vasche affacciano sul lago Urriðavatn.
Borgarfjordur è forse tra i fiordi più belli ed uno dei primi che si incontrano provenendo da Nord. Esso offre uno dei paesaggi più belli di questa regione e la possibilità di vedere tante pulcinelle di mare.
– Vi è poi la possibilità di fermarsi ad ammirare un paio di chiesette che sembrano dipinte: la Kirkjubaer nel Stodvarfjordur e a Seydisfjordur c’è una delle più belle chiesette d’Islanda, la chiesa blu, o Blàa Kirkjan.

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