1. Contea di Meath, Down, Louth e Mourne Mountains
  2. Itinerario di un giorno a Belfast
  3. Cosa vedere lungo la Giants Causeway Coastal Route

L’Irlanda del Nord, fuorché geograficamente, consiste in un territorio completamente a sé stante rispetto all’Irlanda europea, essendo a tutti gli effetti parte del Regno Unito. In Irlanda del Nord si trovano diverse regole, diversi modi di fare e anche i paesaggi sono differenti: molto più drammatici, più similari a quelli del Nord Europa. Non saprei dire se ho amato di più i paesaggi dell’Irlanda del Nord o quelli dell’Irlanda europea, perchè entrambi mi hanno fatto davvero innamorare. L’Irlanda del Nord meriterebbe probabilmente un viaggio a parte di circa una settimana. Il paese non è molto grande però ci sono davvero tantissime cose da vedere, sia dal punto di vista paesaggistico che di quello urbano / culturale.

Noi ci siamo mossi per tre giorni alla scoperta dell’Irlanda del Nord, ma le prime tappe che inserisco qui si trovano tecnicamente in Europa; si tratta delle soste che abbiamo fatto nel nostro viaggio da Dublino a Belfast.
Per ogni attrazione, ho inserito delle considerazioni per quel che riguarda l’accessibilità in sedia a rotelle di ogni singolo luogo che abbiamo visitato. Per immediatezza visiva ho utilizzato dei simboli per indicare il livello di accessibilità: ♿ accessibile; 👌 parzialmente accessibile; 🚫 inaccessibile.

Contea di Meath, contea di Down e Mourne Mountains

Andando verso nord si incontrano diversi luoghi e siti culturali di enorme interesse per la storia irlandese, quindi, potendo, sarebbe il caso di inserire un intero giorno nell’itinerario verso nord per conoscere meglio le contee di Meath, Down e Louth. L’intera zona intorno al fiume Boyne è infatti piena di ritrovamenti dell’epoca neolitica e dell’età del bronzo.

Avrei voluto sopra a ogni cosa visitare il sito archeologico patrimonio dell’UNESCO di Brú na Bóinne il località Newgrange, un must per un primo viaggio in Irlanda, ma la visita si svolge solo con guida, dura almeno 3 ore (ci sono diversi pacchetti) ed è in inglese. Mi sembrava inutile infliggere una cosa simile alla mia famiglia, dato che nessuno di loro parla inglese, spendendo pure 20€ a testa. Così, ho selezionato due posti altrettanto interessanti, ma molto più veloci da vedere e soprattutto gratuiti. Il primo di questi è stara la Hill of Tara.
Quel che si può osservare su questa verde collina non è molto poiché le sue sale e i palazzi sono ormai scomparsi e rimangono solo i terrapieni coperti da un manto verde brillante e che offrono l’occasione per una bellissima passeggiata panoramica. Il punto di maggiore interesse è il menhir, Lia Fáil, detto anche pietra del destino o dell’incoronazione. Questo luogo, fin dall’epoca preistorica, ha svolto un ruolo centrale per l’Irlanda. Qui durante il periodo del paganesimo gaelico si incoronavano i re supremi di Irlanda. Il posto non perse di importanza neanche durante la cristianizzazione. Lo stesso San Patrizio si recò qui durante la sua opera di evangelizzazione.
Il sito apre alle 10.00 ma, se si sceglie come noi di non entrare nel centro visitatori, è possibile entrarvi anche fuori dall’orario di apertura; infatti la collina è sempre accessibile. Il luogo è estremamente bello e la vista dall’alto sulla valle del fiume Boyne è molto suggestiva. In ogni caso l’accesso è gratuito.

Accessibilità 👌 I visitatori in sedia rotelle possono accedere non senza piccole difficoltà. Una sedia non motorizzata può avere notevoli problemi a procedere sul selciato erboso e talvolta fangoso. Mio babbo non ha avuto particolari impedimenti, potendo procedere con il motore. Alcuni luoghi della collina sono naturalmente inarrivabili perché la pendenza è eccessiva, però ha potuto godere al pari di noi altri del paesaggio.

In circa un quarto d’ora da Tara si raggiunge poi la bellissima Abbazia di Mellifont. Si tratta di un antico complesso cistercense consacrato nel 1157. Dell’abbazia rimangono prevalentemente i muri perimetrali di vari ambienti e alcuni ruderi. Veramente spettacolare è l’ambiente circolare che ospitava un tempo i lavatoi dei monaci. L’ordine cistercense fu introdotto in Irlanda da St Malachy nel XII secolo e la prima comunità presente si insediò presso l’abbazia, nella quale convivevano monaci francesi e irlandesi. L’abbazia rimase in uso fino al 1539 e fu utilizzata dal re Enrico VIII per esercitare il controllo e il potere da parte della Chiesa su questa zona. Soltanto il lavabo dove i monaci si pulivano le mani prima dei pasti, azione molto importante sia per motivi di igiene che di purificazione, è sopravvissuto pressoché nella sua interezza. Altri ambienti come il refettorio e la chiesa sono invece sopravvissuti come muretti rinvenuti tramite gli scavi archeologici.

Accessibilità ♿ Il sito è completamente accessibile e gratuito, a meno che non si voglia prendere parte a uno dei tour guidati. C’è un percorso obbligato tra i vari spazi che non presenta alcuna barriera. Mio babbo ha deciso però di non visitare l’abbazia perché non aveva voglia di scendere e risalire in macchina.

Lasciata Mellifont, in circa mezz’ora abbiamo raggiunto il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. Per arrivare alla nostra destinazione, Dundrum, un piccolo villaggio nei pressi di Newcastle, non abbiamo preso la strada suggeritaci da Google Maps, ma abbiamo fatto una deviazione panoramica rivelatasi per me entusiasmante. Siamo passati attraverso la regione delle montagne di Mourne. Dalla cittadina di Newry parte infatti la strada B8 che conduce in circa 40 minuti alla costa attraversando queste morbide e cupe montagne. In questo modo si arriva quindi alla Mourne Coastal Route, la quale si dirama in diversi loop stradali panoramici che permettono di godere di paesaggi magnifici comodamente alla guida dell’auto. È stato bellissimo vedere come le montagne si materializzano di colpo come una fitta cortina, quasi a creare la porta d’accesso a un altro mondo, per poi all’improvviso svanire gettandosi nel mare.
Lungo il percorso ci siamo fermati tre volte per ammirare il paesaggio fatto di laghi e meravigliosi affacci su verdi colline punteggiate di pecore e mucche. È un luogo che ho trovato ammaliante, riposante per lo sguardo e distensivo per l’anima e che mi ha ricordato moltissimo la Scozia.

Devo ammetterlo, ho scoperto dell’esistenza di queste montagne andando alla ricerca di un ristorante nel quale fare un pasto speciale. Tra le cose di una certa qualità che si possono gustare qui c’è un’ampia varietà di frutti di mare e io mi ero messa in testa di voler mangiare l’aragosta. Non è un alimento che consumo generalmente nella mia quotidianità, ma neanche per le occasioni speciali. A seguir di una sudata ricerca, ho scelto un ristorante che si trova a Dundrum. Mourne Seafood Bar (♿). Questo locale ha due sedi, una a Belfast e una in questa piccola cittadina affacciata su una baia stupenda. Dundrum si trova a pochissimi minuti da Newcastle, principale luogo di villeggiatura marittima dell’Irlanda del Nord. Non abbiamo neanche visitato Dundrum, ma ci siamo concessi un pranzo da leccarci i baffi: aragosta intera con una salsa di burro, aglio e prezzemolo, patatine fritte e birra. Mi sembra scontato dire che lo consiglio assolutamente, magari abbinandolo a un paio di giorni di riposo e camminate in questa piccola favolosa regione!

Dopo pranzo, nonostante il potente abbiocco, abbiamo fatto una passeggiata nella vicina riserva naturale di Murlough. L’intera zona ha infatti un’importanza grandissima dal punto dell’ecosistema e di quello ambientale; questa riserva, parte del National Trust, pensate, è la prima a essere stata dichiarata tale in Irlanda nel 1967. Murlough, affacciata sulla Baia di Dundrum, è un fragile sistema di dune vecchio 6000 anni. La riserva si trova sulla costa della contea di Down e da qui si ha una bella la vista su Slieve Donard, la vetta più alta delle Mourne Mountains.
Per accedervi c’è un parcheggio predisposto che costa 7£ per auto. Il fatto di avere un disabile a bordo, come avevo già accennato in questo articolo, è irrilevante, poiché qualsiasi mezzo deve pagare l’accesso. Babbo era stanco e in questo caso ci ha aspettati in auto, mentre io mamma Tommaso e Marika abbiamo fatto una breve escursione di circa un’ora fino alla spiaggia. Dal parcheggio alla spiaggia ci vogliono circa 20 minuti a piedi durante i quali si attraversa un paesaggio veramente stupendo fatto di una brughiera sabbiosa ricoperta da cespugli di felci e piante di ginestra spinosa. All’ingresso della riserva ci hanno dato il benvenuto tre mucche che sonnecchiavano nei prati di felci. Ci sono diversi sentieri che si snodano tra le dune e il percorso principale per turisti è un anello che richiederebbe circa un’ora e mezza per completarlo. Noi abbiamo percorso lo stesso tragitto andata e ritorno per far prima.

Accessibilità ♿ Il sentiero, totalmente costituito da una passerella in legno, è ben praticabile in sedia rotelle. Per una sedia a rotelle standard non è possibile accedere direttamente alla spiaggia fatta di sassi e ciottoli

Purtroppo a questo punto ho dovuto deludere le aspettative del gruppo di andarcene finalmente nel nostro nuovo alloggio, perché ho voluto inserire un’ultima tappa. In realtà la lista dei posti da vedere quel giorno era ancora lunga: Slidderyford Dolmen a Dundrum, Castello di Dundrum, la città di Newcastle e la Downpatrick Cathedral, dove si trova la tomba di San Patrizio.
Lasciarsi alle spalle qualcosa in viaggio è sempre un dispiacere, ma anche una sensazione con la quale bisogna saper convivere. Perciò, l’ultima tappa, davvero meritevole e veloce da vedere e naturalmente gratuita, è stato il Legananny Dolmen. Ci sono voluti dieci minuti per ammirare questo dolmen o cromlech che ha una discreta importanza e si trova qui da 4500 anni creando un importante e suggestivo punto di riferimento visivo nel paesaggio. La composizione di questo dolmen è meno comune del solito, avendo tre punti di appoggio con la quarta pietra a copertura che appare quasi sostenuta per magia, in bilico sulle altre tre. La vista dal suo punto privilegiato è stupefacente!

Accessibilità ♿ il Dolmen è perfettamente raggiungibile con l’auto. Si può lasciare la macchina nella vicina area di sosta, dove possono entrare circa quattro auto (non ci sarà alcun problema nel trovare parcheggio perché il posto è parecchio appartato). Vi è poi un brevissimo sentiero di circa 150 metri da percorrere senza alcuna difficoltà per arrivare fino al Dolmen.

Durante il nostro periodo in Irlanda del Nord abbiamo alloggiato per tre notti presso una struttura nella campagna, il Kilcreeny Lodge. Il lodge dista circa 45 minuti dal centro di Belfast ed è in una posizione molto molto comoda per esplorare tutta l’Irlanda del Nord. Si trova praticamente al centro della regione, quindi è in un buon punto in cui fare base se non si vuole cambiare ogni notte alloggio.

Itinerario di un giorno a Belfast

Sono una ragazza degli anni ’90 semplice: ho visto il Titanic almeno mille volte, ogni volta piango, è il mio film preferito, ogni programma che tratti l’argomento l’ho visto, Di Caprio potrà ingrassare e invecchiare quanto vuole ma sarà sempre il mio sex symbol del passato e del presente. Con queste premesse non potevo astenermi dal visitare il grande museo dedicato al più famoso transatlantico della storia, che proprio a Belfast fu costruito.
L’edificio ipermoderno che ospita una gigantesca esposizione dedicata al Titanic, svetta nel Titanic Quarter e il suo aspetto rievoca la prua della nave nelle sue sembianze, materiali e nelle dimensioni. Il museo è disposto su diversi livelli e in nove gallerie lungo le quali si ripercorre la lunga storia del Titanic, partendo da molto prima la sua costruzione. Trovarsi di fronte una decina di sale che non parlano del Titanic nel museo del Titanic può risultare deludente, ma seguendo il percorso con attenzione (con audioguida in italiano o pannelli in inglese), tutto prende lentamente forma e la storia si fa ancora più appassionante. Soltanto dalla metà del percorso espositivo in poi si inizia a parlare specificamente del Titanic e poi, sul finire, dell’incidente con l’iceberg e dei passeggeri. Le prime sale del museo affrontano il contesto economico e commerciale di Belfast che, nell’800, era all’apice dello sviluppo industriale e dell’espansione. Belfast diede un importante contributo all’industria tessile del lino (utile per le vele delle navi), dei cordami e a quella meccanica, ma anche alla produzione di bibite gassate, che spopolarono in America e in quei contesti popolari dove non vi era acqua potabile. Tra il 1851 e il 1901 la popolazione di Belfast crebbe da 87.000 abitanti a 350.000; tra i motivi vi fu che, durante la carestia irlandese del 1845, le persone si trasferirono in massa a Belfast in cerca di lavoro. Fin dall’inizio del 1600 poi, Belfast possedeva un rilevante porto nel punto di incontro dei due fiumi Lagan e Farset. Proprio qui fu costruita la primissima nave nel 1663. Sarà però poi nel 1791 che l’industria costruttrice navale di Belfast diverrà una delle principali nel Regno Unito, tant’è che nel 1838 poi, fu costruito il primo vascello in ferro, continuando ad alimentare i successi che renderanno Belfast rinomata nel settore.

Il museo Titanic Belfast si trova sul sito del cantiere navale Harland and Wolff, dove fu costruito il Titanic. Tutto rievoca quei magici giorni ricchi di aspettative, grandi ambizioni e successi ingegneristici, mentre ci si adoperava a costruire le navi più grandi al mondo. Dico le navi poiché il Titanic, assieme al Britannic, erano le navi gemelle della Olympic. Queste navi erano talmente grandi che furono costruite delle nuove tipologie di gru in ferro e bacini portuali.
Evento dopo evento, personaggio dopo personaggio, si giunge finalmente al varo del Titanic, rimandato diverse volte.
A questo punto, tra gli aspetti più interessanti vi sono le ricostruzioni delle cabine di prima, seconda e terza classe e sul finire i cimeli (strazianti) ritrovati dopo l’affondamento, come il violino di uno dei musicisti di bordo o un orologio da taschino che segna ancora l’ora dell’impatto con l’acqua gelida. L’ultima sezione è un vero e proprio memoriale di chi perse la vita quella notte del 15 aprile 1912. I loro nomi riempiono una gigantesca parete ed è impossibile non commuoversi.

La visita del Titanic Belfast prende circa 3 ore e ha un costo di 29€ + 4€ di audioguida. Volendo, si può venire a Belfast anche solo per questo e dedicare una giornata al distretto portuale, aggiungendo la visita alla SS Nomadic, nave della White Star Line che serviva come tender (ovvero come spola per i passeggeri dalla banchina al mare aperto) per i transatlantici (spesso troppo grandi per entrare in porto). La visita alla SS Nomadic è inclusa nel biglietto di Titanic Belfast, però noi abbiamo deciso di saltare questa parte e dedicare poi il pomeriggio a vedere altre cose della città.
Altro da osservare nelle vicinanze ma che noi abbiamo tagliato, sono due opere di scultura contemporanea: il Big Fish e Nuala with the Hula.

Comunque ci tengo a precisare che il Titanic è proprio una nave sfortunata e una certa aura di sfiga ancora oggi lo avvolge. All’interno del museo c’è un’esperienza interattiva facoltativa, una sorta di giostra. Con una cable car i visitatori vengono portati all’interno di un ambiente nel quale è stata ricostruita la sala macchine del Titanic. Le cabine sospese conducono tra approfondimenti e ricostruzioni del tempo. Di più non saprei dire, dato che dopo neanche tre minuti a bordo di questa cabinovia, il meccanismo è andato in guasto, si è bloccato tutto e siamo rimasti 20 minuti a ciondolare a 4 m di altezza fintanto che non sono state accese le luci di emergenza e i tecnici ci hanno tirati giù manualmente e evacuati. In tutto ciò, questa esperienza non è accessibile in carrozzina, quindi mio babbo ci stava aspettando fuori totalmente ignaro della vicenda (vicenda che potrebbe avermi causato un attacco isterico).

Accessibilità ♿ il museo del Titanic è completamente accessibile, all’infuori della cabinovia con l’esperienza nella sala macchine e che, per ovvie ragioni, sconsiglio assolutamente.

Con un po’ di tempo e voglia di camminare Belfast si visita bene anche a piedi però servirebbero oggettivamente due giorni. Così, abbiamo preso la nostra auto dal parcheggio sotterraneo di Titanic Belfast e ci siamo spostati in circa 10 minuti nel quartiere di West Belfast. Aldilà del Titanic, Belfast infatti, per quanto la città non sia molto bella, merita di essere vista almeno per approfondire un capitolo cardine della storia contemporanea. Belfast occidentale è stata d’altra parte teatro di violenti scontri dal 1969 al 2005 tra i lealisti protestanti inglesi e i repubblicani cattolici irlandesi. Nel 1969 prendono avvio i cosiddetti Troubles, atti di guerriglia e scontri civili che interessarono sia Belfast che molte città dell’Irlanda del Nord come Londonderry. Nel 2005 c’è stato poi il disarmo dell’Ira (International Republic Army, in essere dal 1919), l’organizzazione militare attivista indipendentista repubblicana, storicamente ritenuto un fenomeno terroristico per la brutalità dei metodi utilizzati.

Le tensioni erano tali che nel 1969 si arrivò a tirar su un muro per separare le due fazioni, muro che oggi è ancora visibile e che prende il nome di Peace Lines. Queste linee di pace sono le sezioni di muro che corrono lungo le strade di West Belfast. Il muro e molti edifici del quartiere sono oggi ricoperti da interventi di street art e murales che inneggiano alla pace, alla fratellanza e all’uguaglianza delle persone. Per farsi un’idea, le strade e le tappe principali fra le quali muoversi a piedi sono: Northumberland Street, Lanark Way, Shankill Road, Falls Road, il Murale di Bobby Sands, il Falls Remembrance Garden e Bombay Street. Murale del pub che rappresenta la segregazione e soprusi sui cittadini irlandesi cattolici.
In questo frangente storico persero la vita migliaia di persone, come Bobby Sands, militante dell’Ira, il quale morì molto giovane a seguito di uno sciopero della fame da lui stesso indetto. Si scioperava per le discriminazioni e le violenze che gli inglesi commettevano sui prigionieri politici in carcere. Gli Hunger Strikes di quei giorni furono molti e si svolsero sotto il governo Thatcher, richiamando l’attenzione planetaria anche per l’impassibilità mostrata dal governo inglese.

In realtà gli scontri tra inglesi hanno sempre interessato l’isola e hanno visto numerosi capitoli della storia fatti di violenza soprusi e discriminazioni nei confronti dei cattolici a opera dei protestanti inglesi. Ancora nel ‘900, i cattolici vivevano letteralmente ghettizzati a Belfast. Degli abusi di cui furono vittime i cattolici ne è un esempio il murale realizzato all’esterno del locale Clonard AOH Club, intitolato The Mass Rock. Quest’opera fu commissionata dalla 58º divisione Clonard e raffigura la fede cattolica che viene praticata nel terrore della morte durante i penal days, tra il 1695 il 1829.

L’itinerario di West Belfast si può fare sia a piedi in autonomia (ci vorrà circa un’ora e mezza), che a bordo dei famosi Black Taxi. I tour guidati in taxi durano circa un’ora e mezza, costano 30£ a persona, e sono certamente più esplicativi e completi di un “giro fai da te”. Per partecipare si può prenotare online oppure verificare se alcuni di quelli parcheggiati lungo le strade sono liberi. I conducenti dei taxi forniscono spiegazioni dei numerosi murales affrontando approfonditamente il tema dei Troubles.

Per noi era logisticamente un po’ complesso partecipare a un Black Taxi tour e, nonostante il meteo non sia stato dalla nostra parte, abbiamo visitato il quartiere a piedi. La pioggia ha intimidito Tommaso e Marika fin da subito che hanno poi dato uno sguardo qua e là in macchina; mio babbo ha provato ad avventurarsi con me e mamma nella strada indossando un meraviglioso impermeabile per la sedia rotelle, però poi ha capitolato anche lui perché pioveva davvero forte. Come al solito, sotto le intemperie e in una condizione a dir poco disagevole, siamo rimaste solo io e la mia vecchia mamma intrepida.

Abbiamo concluso il pomeriggio con una breve visita del centro di Belfast. Abbiamo ancora una volta parcheggiato l’auto a pagamento, stavolta presso il Castle Court Shopping Centre Car Park (8€ per due ore). Da qui in cinque minuti si raggiunge il bellissimo edificio della City Hall, il municipio. Questo è visitabile internamente con dei tour guidati gratuiti che si svolgono ogni giorno. L’ultimo è alle 15.00 e noi siamo arrivati ovviamente troppo tardi, così come al famoso St George’s Market che è aperto solo al mattino. È stato un peccato veramente, perché era venerdì, uno dei tre giorni di apertura oltre al sabato e alla domenica. Quindi mi raccomando, nel caso vi troviate a Belfast nel weekend, arrivate non oltre le 13.00, perché il mercato chiude alle 14.00. Abbiamo così concluso il nostro pomeriggio a Belfast con un’ultima passeggiata per visitare i cosiddetti entries. Si tratta semplicemente di vicoli che appartengono alla città storica e che nel loro significato richiamano i closes di Edimburgo. Francamente i closes sono molto più suggestivi, però anche questi hanno il loro fascino. Queste viuzze infatti conservano la memoria secolare di Belfast, la quale oggi ha cambiato molto il suo volto e risulta quasi una città di recente fondazione.
Gli entries ospitavano diversi giornali e editorie, erano a tutti gli effetti il cuore di Belfast, dove si svolgeva la vita sociale, ma anche quella economica. Qui si commerciavano carbone e zucchero, ricchi e poveri si mischiavano tra di loro e tra gli odori acri degli escrementi dei cavalli e i rifiuti, risuonavano le canzoni popolari.
Queste viuzze oggi connettono le due strade principali del centro, High Street e Ann Street. In ordine troverete i seguenti entries: Crown Entry, Wilson’s Court, Joy’s Entry e Pottinger’s Entry, quest’ultimo decisamente il più carino. Proprio qui abbiamo messo un punto al nostro girovagare e ci siamo presi una birra al Morning Star Bar.

Cosa vedere lungo la Giants Causeway Coastal Route

Il terzo giorno che ci trovavamo in Irlanda del Nord abbiamo visitato attrazioni paesaggistiche di notorietà planetaria, quei classici paesaggi che si trovano sulle riviste di promozione turistica o tra gli sfondi preimpostati dei computer, quelli che non puoi andare in Irlanda e non vederli.
Dal nostro Lodge abbiamo raggiunto la costa e seguito per tutta la giornata la Giant’s Causeway Coastal Route. Per percorrere quella che è una delle strade più belle d’Europa, occorrerebbero almeno tre giorni. Parliamo di oltre 180 km da Belfast a Londonderry con una miriade di soste da fare. Noi ne abbiamo percorsi soltanto 30 inserendo 5 tappe.
Di seguito, menziono sia le tappe che abbiamo fatto che quelle che abbiamo dovuto tagliare strada facendo con, al solito, indicazioni sulla accessibilità in sedia a rotelle: ♿ accessibile; 👌 parzialmente accessibile; 🚫 inaccessibile.

Io che aspiro a essere una pulcinella di mare

L’Irlanda del Nord mi ha veramente entusiasmata con il suo verde acceso, il turchese dell’oceano e scenari che è impossibile che non entrino nell’anima. Credo di aver visto un volto nuovo, quello estivo, dei luoghi impervi, selvaggi e freddi che piacciono a me e potrei aver trovato un modo di amare l’estate. Ho passato una giornata a meravigliarmi di fronte alle opere d’arte della natura, ammirando un mare sconfinato e semplicemente gioendo delle distese erbose che ricoprono le scogliere gettandosi poi in un blu a perdita d’occhio, con le pecore che brucano e gli uccelli marini che nidificano abbarbicati alla roccia.

Molte delle location utilizzate nella serie TV del Trono di Spade, che è indubbiamente uno dei programmi che hanno segnato i miei 20s, si trovano proprio in Irlanda del Nord. Nel paese in generale che ne sono addirittura 23 diverse. Noi ne abbiamo viste due soltanto tra le quali l’irrinunciabile foresta di faggi The Dark Edge, che nella serie tv compare come la Strada del Re già fin dal primo episodio della prima stagione. Più che una foresta parliamo di un tunnel di alberi cresciuti verso l’interno; gli alberi intrecciano le loro chiome tanto da creare un corridoio coperto. Questo produce una scenografia molto suggestiva, in più la visita della location è gratuita (chissà per quanto ancora); come tempi può prendere un quarto d’ora così come un’ora e mezza, dipende se si decide di fare tutto il percorso sotto gli alberi a piedi. Il mio consiglio è di limitarsi al primo tratto, quello dove porta Google Maps e non presso il parcheggio dove arrivano anche gli autobus dei turisti. In realtà qui non si può parcheggiare, ma c’è abbastanza spazio e se si arriva la mattina molto presto non si darà noia a nessuno.
Il posto è oggettivamente molto bello e si presta a tanti scatti fotografici, per dirla con un termine moderno e terribile: è molto instagrammabile. Proprio qui abbiamo fatto la nostra unica foto di famiglia dell’intero viaggio!

Accessibilità ♿ arrivare è molto semplice e non ci sono problemi di parcheggi. La strada è asfaltata a differenza di quel che si vede nella serie TV, quindi è di facilissima percorrenza; l’unico aspetto difficile è come sempre la pendenza.

Tra le altre location del Trono di Spade in Irlanda del Nord che non hanno fatto parte del nostro itinerario segnalo: il Castello di Ward (Grande Inverno), la foresta di Tollymore (dove vengono trovati i lupi), Murlough Bay (Capo Tempesta), le grotte di Cashendun (dove Melisandre partorisce l’ombra).

A questo punto le tappe successive sarebbero dovuto essere la Baia di Murlough, che compare nel trono di spade come Capo Tempesta nelle Isole di Ferro, le Grotte di Cashendun e il villaggio di Ballintoy. Direi che sono stata troppo ottimista perché ognuna di queste tappe richiede circa un paio d’ore. Così, la nostra sosta successiva è stata Carrick a Rede. Se si ha poco tempo questo posto è davvero imperdibile, perché dà modo di godere del paesaggio, con un breve trekking semplice e turistico e una vista mozzafiato.
Ci troviamo ancora nella Contea di Antrim e mi riferisco nello specifico a un isolotto poco più grande di uno scoglio la cui unica via d’accesso è un un ponte in corda sospeso a 30 m sul mare. La pratica di costruire ponti come questo è di metà settecento e lo scopo era di raggiungere i salmoni risalenti le vie- rede – d’acqua. La pesca era fondamentale per questa zona e veniva praticata in maniera intensiva, tanto che il salmone oceanico è divenuto oggi una specie in via di estinzione. I pescatori piazzavano le reti a bordo delle loro imbarcazioni fissandole a un’estremità alla costa. Si ricavano poi regolarmente via terra a controllare la quantità di pesci. La cosa davvero impressionante è che un tempo sul ponte vi era un solo corrimano in corda e il vuoto dall’altra parte. I pescatori lo attraversavano ogni giorno senza alcuna paura, portandosi dietro anche il carico di pesci. Il ponte veniva poi smantellato durante l’inverno, poiché la pesca veniva praticata soltanto in estate, e poi ricreato per la stagione estiva. Oggi non è più utilizzato per questo scopo ed è perfettamente sicuro. Per quanto suggestivo infatti, è una cosa che possono fare tutti, anche i bambini piccoli con supervisione. Il ponte è perfettamente sicuro e nonostante il vento oscilla molto poco. Inoltre lo si può attraversare in due o tre persone alla volta per motivi di sicurezza. Pensavo che avrei avuto paura, invece mi sono divertita molto, anzi, mi spiace che gli accessi siano contingentati e controllati, limitando la permanenza sul ponte è di pochi secondi. La buona notizia è che va attraversato sempre due volte, all’andata e al ritorno.

Il sito fa parte del National Trust e si può visitare pagando un biglietto di accesso del costo di circa 9€ a persona. Passeggiare lungo questa aspra costa selvaggia battuta da venti implacabili è un’esperienza stupenda, un tuffo nella vera Irlanda del Nord.
Purtroppo il luogo è molto affollato, ma quantomeno il vento è talmente forte che non permette di sentire il chiasso delle persone. La parte più noiosa è piuttosto il fatto che per salire sul ponte bisogna fare la fila e c’è un’attesa di circa 10 minuti (tenere conto del fatto che per noi era un sabato d’agosto). Oltre al path obbligato per tutti, per chi non si irrita ad essere tormentato per ore dal vento e raffiche di pioggia sottile e freddfredda, esiste la possibilità di allungare il percorso a piedi e trasformarlo in un trekking un pochino più lungo.
Oltre a Carrik-a-Rede si possono poi osservare altri due isolotti: Sheep Island e Rathlin. Si può avere una visuale complessiva dall’alto dal punto panoramico di Portaneevey che venendo da sud si incontra due o tre minuti prima di arrivare al ponte di corda.

Accessibilità 👌 come anticipato, il ponte di corda non è assolutamente accessibile 🚫, così come gli ultimi 300 m del sentiero, dove inizia la gradinata. Il mio babbo è entrato e ha potuto percorrere solo una parte del sentiero, dal parcheggio e per circa 700 m. Poi si raggiunge una gradinata che conduce al ponte di corda. Da lì è dovuto tornare indietro. Comunque il posto e il paesaggio sono per la maggior parte ben godibili anche da un disabile in sedia rotelle, come sempre con un po’ di aiuto per evitare la fatica.

Nel pomeriggio siamo finalmente arrivati alla Giant’s Causeway. Parliamo di un vero e proprio gioiello geologico. Si rimane realmente basiti nell’osservare ciò che la natura riesce a creare. Il selciato del gigante è una formazione basaltica di origine vulcanica risalente a 60 milioni di anni fa e il basalto genera nuclei giganteschi di colonne esagonali. Una simile perfezione geometrica fa quasi dubitare che si tratti effettivamente di qualcosa di spontaneamente creatosi. Anche in Islanda avevo ammirato delle formazioni basaltiche, ma non era possibile camminarci sopra per via della ripidità della parete rocciosa.
Ovviamente, un luogo tanto particolare, non poteva che dare adito a leggende e miti; così, secondo la più comune delle leggende, fu il tentativo del gigante Fionn di creare un passaggio dall’Irlanda alla Scozia, per andare a combattere il gigante rivale Angus.

La nostra esperienza sul Selciato del Gigante è stata al contempo bellissimo e frustrante perché purtroppo mio babbo non è potuto venire con noi.
Per accedere al sito ci sono due parcheggi, uno più distante e uno proprio all’ingresso del sentiero, il quale coincide con il centro visitatori e il centro espositivo di approfondimenti. Quello più lontano costa 11 € circa per automobile, mentre quello più vicino, che include l’ingresso al centro visitatori, ha un costo di 16 €. Noi siamo andati subito al parcheggio più vicino, dopo aver fatto anche una bella fila. Una volta arrivati all’ingresso la signorina ci ha chiesto se fossimo stati interessati anche al centro visitatori. Abbiamo risposto di no e lei di tutta risposta ha detto di recarci presso l’altro parcheggio (il più lontano), avendo ben visto che c’era una persona in sedia rotelle in auto (cosa che le avevo io stessa comunicato). In quel momento c’era letteralmente una bufera di pioggia gelida, ma lei ci ha assicurati che il percorso, per quanto più lungo, era accessibile. Al che siamo tornati indietro sbagliando totalmente nel dare ascolto a quella operatrice molto poco comunicativa e empatica. Il mio babbo ci ho provato a venire con noi, è sceso di macchina, si è messo l’impermeabile e mio fratello lo ha spinto per un piccolo pezzo su un sentiero che nei primi 50m era fangoso, ripido e con rocce affioranti (non esattamente accessibile). Il vento poi era davvero troppo forte per lui e pioveva forte, quindi è dovuto tornare in macchina e aspettare che noi finissimo la nostra visita. Il sentiero, dopo poche decine di metri diventa effettivamente praticabile (come quello di Carrick-a-Rede) e una volta arrivati al sentiero principale (occorrono circa 10 minuti dal parcheggio secondario) si trovano degli autobus navetta, dei quali abbiamo scoperto l’esistenza in quel preciso momento, che servono proprio per trasportare lungo il Giant’s Causeway disabili, anziani, bambini e pigri. Probabilmente se avessi letto meglio sul loro sito avrei avuto tutto più chiaro, però la signorina del parcheggio principale avrebbe potuto fare qualcosa di più. A questo punto però era tardi, non era più possibile tornare indietro e babbo non ho potuto fare altro che rinunciare a questo mi è dispiaciuto moltissimo.
Detto ciò, lasciando il dispiacere da parte, il posto è spettacolare proprio per la possibilità di camminare sulle formazioni basaltiche e ammirare il mare in tempesta. Quando ho simili meraviglie davanti a me, la pioggia, il freddo e il vento diventando solo ulteriori ingredienti di una circostanza perfetta.

Accessibilità 👌 il sentiero del gigante è bene accessibile grazie a una strada asfaltata che percorre tutta la scogliera. Le sedia rotelle non è consigliabile che vadano in autonomia perché la strada è davvero molto in pendenza, per quanto liscia e senza ostacoli. Gli utenti in sedia rotelle possono utilizzare delle navette bus che fanno continuamente la spola dal centro visitatori fino alla fine del sentiero. Una volta arrivati al punto di drop off si può sostare lì quanto si vuole Certo, la scogliera in sé non è affatto accessibile e non poterci salire preclude al 50% l’esperienza. Tuttavia, anche se in forma ridotta, si possono osservare bene le formazioni basaltiche. Il mio consiglio è acquistare in anticipo il biglietto che include il centro visitatori per avere accesso al parcheggio più vicino e al bus. Dal parcheggio secondario possono partire anche delle sedie a rotelle attrezzate per sterrato.

Il Castello di Dunluce è ritenuto tra i più belli e suggestivi dell’Irlanda. Le sue rovine si trovano a picco sulla scogliera oceanica della contea di Antrim e creano uno scenario arcaico e misterioso. Per quanto possa sembrarlo, il castello non è medievale, ma fu costruito nel 1500 dalla famiglia MacQuillan. Non abbiamo potuto apprezzare fino in fondo la bellezza drammatica del castello a causa del poco tempo. Purtroppo, tutto ciò che è un museo in questi paesi chiude alle 17.00 (vorrei tanto fosse così anche nel museo in cui lavoro io!). A quest’ora in estate avrete ancora diverse ore di luce, ma ben poche opportunità di sfruttarle. Infatti, se si desiderano visitare musei, castelli e luoghi con accesso a pagamento, il mio consiglio è iniziare subito di primo mattino; generalmente aprono alle 9 e fanno festa alle 17.
L’ingresso al castello di Dunluce costa 6£ e nel loro sito web si dichiara che è poco accessibile trattandosi di un edificio datato. 👌

La nostra ultima sosta è stata il Tempio di Mussenden, nella contea di Londonderry. Anche in questo caso era tardi per entrare nel sito musealizzato, che chiude alle 17.00. La visita al tempio è gratuita e si paga soltanto il parcheggio (7,50 £ per veicolo). I visitatori possono entrare dal Bishop’s Gate, uno dei due ingressi alla tenuta. Il Tempio si inserisce infatti in quella che un tempo era la proprietà di Frederick Augustus Hervey, vescovo di Derry. Il committente era un uomo erudito e un appassionato di mondo classico. Per questo l’architettura circolare riprende edifici romani come il tempio di Vesta a Roma. Al suo esterno si trova poi l’iscrizione in latino ripresa dal De Rerum Natura di Lucrezio che recita: È dolce, quando sul vasto mare i venti sconvolgono le acque, guardare dalla terra alla grande fatica altrui.
Il tempio risulta spettacolare, mentre sembra possa precipitare da un momento all’altro nell’oceano. La scogliera si staglia sulla sottostante spiaggia di Downhil. Anche da qui la prospettiva sul tempio è bellissima.
Saranno forse state le 18 quando siamo arrivati su questa infinita, algida distesa di sabbia. È stato un classico momento da on the road: siamo entrati sulla spiaggia con il nostro VW Caddy, superando il cartello at your own risk e siamo scesi per vagare senza meta nella foschia pregna di salsedine e fare foto di noi semplicemente insieme.

Accessibilità ♿ non saprei dare un giudizio sul castello, però il tempio di Mussenden è un’attrazione accessibile ai disabili. Non l’abbiamo visitata ma non si tratta di un sito antico; gli edifici medievali ad esempio sono spesso complicati. La spiaggia è accessibile in auto, stando attenti naturalmente alle zone in cui la sabbia è più molle e quindi a non impantanarsi. La sabbia è percorribile con una adeguata sedia a rotelle con pneumatici adatti a quel tipo di suolo.

Siamo tornati al Lodge fradici, esausti e felici. L’Irlanda del Nord è proprio uno di quei posti che lasciano una voglia matta di tornarci.

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