Appena alzate e già la prima delusione. Ci avevano rubato il caffè dalla dispensa comune dell’ostello. Direte – Ovvio! Sceme voi a fidarvi – , ma io reputo l’Islanda un paese perfetto, perciò, nonostante Serena si fosse opposta fin dal principio, ho insistito poiché mai avrei immaginato un furto di caffè nel paese più sicuro al mondo. Solo che, i turisti non sono islandesi! Abbiamo ripiegato sul tè ed una volta rifatti i bagagli, abbiamo dedicato le prime ore di questo nuovo giorno ad una breve visita di Akureyri (eravamo arrivate la sera precedente, qui il link all’articolo). Vale la pena fare un giro per le vie del centro e visitare la chiesa Akureyrakirkja, altra chiesa in stile moderno, ma meno estrema delle precedenti; altre attrazioni da visitare sono poi il Giardino Botanico, il Museo d’Arte e il Museo dedicato alla storia della città. Noi al posto dei musei, abbiamo deciso di recuperare la colazione prendendo una fetta di carrot cake – dolce di cui mi ritengo un’intenditrice – ed un cappuccino in uno dei bar del centro. Basta una mattinata per godere sufficientemente di questa piccola cittadina; noi, al solito, ne avevamo meno della metà, poiché in programma c’era un tour di alcune delle meraviglie del Nord. Solo il Nord meriterebbe tre giorni pieni, ma già con uno e mezzo si riescono a vedere molte cose interessanti…sempre che il meteo sia dalla vostra parte! E per noi, mai giorno fu più funesto. Chilometro dopo chilometro la situazione si faceva sempre più estrema e preoccupante. Ce ne siamo accorte fermandoci ad ammirare la cascata celebre cascata di Goðafoss. Il nome significa letteralmente Cascata degli Dei e prende il nome da una leggenda, secondo la quale un viandante, dopo essersi convertito al cristianesimo, lasciò qui cadere fra le acque tempestose, gli idoli pagani. Ecco, non vedo perché gli idoli, chiaramente in ira, se la siano presa con noi scatenando l’inferno di ghiaccio in terra. Qui infatti una bufera di neve ci ha investite, ancora una volta ostacolando il nostro reportage fotografico. In realtà tutta la zona di nostro interesse stava venendo sommersa e nascosta dalla neve, provocando il congelamento delle strade e la loro inagibilità. È una cosa abbastanza comune in Islanda ed era quasi scontato che succedesse durante la nostra permanenza.
Abbiamo fatto non poca fatica a raggiungere Myvatn, sostando anche un paio di volte per fare delle fotografie. Siamo arrivate verso l’ora di pranzo. Myvatn è un’importante zona geotermale, dove si trovano le più belle piscine d’Islanda, anche migliori della più gettonata Blu Lagoon di Reykjavik. Il paesaggio è incredibile, poiché immense vasche d’acqua turchese fumante si stagliano su un paesaggio lunare, nero e desolato. L’ingresso alle vasche, ormai inglobate in una spa, poiché diventate molto popolari, è a pagamento, al costo di 5.500 ISK (35€) e per questo, visto che veniva giù una bufera di neve assurda, non ce la siamo sentita di spendere tanto ed abbiamo rinunciato (anche a questo) limitandoci ad osservarle da fuori. Nel frattempo, come noi molte persone si erano rifugiate nell’atrio della spa, in attesa di vedere se il tempo fosse migliorato. Le previsioni erano pessime e, poiché le strade verso nord ed est erano state tutte chiuse, siamo state costrette a rivedere i nostri piani. Con molta rabbia e delusione abbiamo disdetto il nostro alloggio e prenotatone uno di fortuna nel villaggio immediatamente vicino. Il nostro tour, oltre ad un bagno nelle piscine di Myvatn, prevedeva la visita di una triade di cascate leggendarie per la loro bellezza: Geitafoss, Dettifoss e Selfoss. Ebbene sì, dopo il Kirkjufel anche questo. E direte – rimandate al giorno dopo – ovviamente no, perchè c’erano una serie di programmi e scadenze da rispettare (fra cui il mio lavoro), quindi l’intera giornata è andata a farsi friggere. Mi spiace molto non poter dare un feedback, ma se non altro mi rimarrà sempre una scusa per organizzare un nuovo, e più completo, viaggio in Islanda.
Quella sera avevamo bisogno di recuperare le delusioni, così siamo uscite, inoltrandoci fra le strade innevate di Reykjahlid ed infilandoci in quello che probabilmente era l’unico pub nel raggio di decine di chilometri.
Dove dormire: Eldà Guesthouse
Ill ungomare di Akureyri Iniziava a mettersi male. Sulle sponde di un lago ghiacciato. Goðafoss Malissimo Il ritratto di chi ha miseramente fallito …Myvatn Consoliamoci!
Altro da vedere per un gran tour del Nord…
– Prima di lasciare il grande Eyjafjörður, da Akureyri potreste approfittarne per percorrere il grande fiordo, per poi dirigervi verso Husavìk, fra le principali città islandesi, un ottimo punto per il whale watching.- Nelle immediate vicinanze di Myvatn si trova la solfatara di Hverir (fra i crateri più grandi del mondo), nell’area geotermale di Krafla.
– La grotta di Grjótagjá, diventata famosa grazie alla serie Game of Thrones, è una piccola grotta con una piscina d’acqua calda al suo interno. Oggi mi mangio le mani per essermela persa, ma allora non ero ancora una fan!
– Dalla zona di Myvatn, un’opzione è proseguire verso Est percorrendo prima la strada n. 87 e poi la n. 85, che costeggia l’estremo Nord ed i fiordi che disegnano questo tratto di costa. Qui, fra i principali luoghi di interesse, si trova il grande canyon di Asbyrgi. La strada 85 offre l’opportunità di numerose deviazioni su lingue di terra che sembrano condurre ai confini del mondo, dominate da fari e faraglioni, fino poi a ricongiungersi con la Ring Road dopo il Vopnafjordur. Qui iniziano i fiordi dell’Est.
– Da Akureyri poi partono numerose escursioni in superjeep per raggiungere luoghi poco accessibili, come moltissime cascate sperdute come Aldeyjarfoss con la guida di persone esperte. Fra le migliori agenzie a cui affidarsi c’è iceak.is. Sempre qui vicino si trova l’Ice Wall di Kaldakinn, dove si può scalare una grande parete di ghiaccio.