Ero già stata a Dublino nel 2012, durante una gita di qualche giorno dal campus universitario, nel periodo in cui studiavo in Inghilterra, durante il progetto Erasmus. Dublino è stato uno di quei luoghi che ha lasciato un segno profondo nelle mie esperienze di gioventù e il pensiero di tornarci mi ha subito creato emozioni contrastanti. Ad oggi ad esempio, se mi dicessero di tornare nel campus in cui ho fatto l’Erasmus, non so se me la sentirei. Fu difficile andarsene 11 anni fa, la ferita del distacco da un luogo tanto importante è ancora aperta in un certo senso. Un’altra me ha vissuto quel luogo. Alle volte è anche strano pensare che sono la stessa persona dell’epoca; eppure la nostalgia che sento è così reale e ancora presente. Dublino era rimasta un po’ così nel mio universo interiore: salda e quasi oramai idealizzata dai miei ricordi, legata a bellissime esperienze lontane. In parte mi ricordavo molto bene questa città: così diversa, frizzante e molto più accattivante di tante altre città del Nord. Per questo, quando mi si è prospettata la possibilità di tornarci, sempre con quella nostalgia nel cuore, non ho esitato neanche un secondo.
Stavolta però è stato totalmente diverso rispetto a 11 anni fa. Sopra a tutto, ho viaggiato con quattro compagni di viaggio che non erano mai stati a Dublino, quindi ho ripetuto alcune delle tappe della prima volta durante il primo giorno e poi fatto delle variazioni sul secondo eliminando altri posti che generalmente si visitano in un primo viaggio a Dublino.

Giorno 1 – il centro
Siamo arrivati a Dublino in tarda serata, prendendo possesso delle nostre camere intorno alle 21.00, quindi il primissimo giorno del viaggio ci siamo semplicemente sistemati senza più uscire. Abbiamo poi dedicato i due giorni successivi alla visita della città esplorando diversi quartieri anche lontani tra loro. Il quarto giorno siamo poi partiti al mattino presto con l’auto presa a noleggio e abbiamo iniziato il tour dell’Irlanda.
Abbiamo alloggiato in un appartamento equipaggiato di cucina quindi, lungo la strada dall’aeroporto ci siamo fermati in questo Lidl per fare la spesa.
Ogni mattina a Dublino è iniziata con una colazione abbondante a base di uova e pane tostato con burro e caffè. Per rendere il meno violento possibile l’impatto del passaggio dall’Italia all’Irlanda al mio babbo, avevamo anche portato due moka per fare il caffè italiano..
La prima mattina a Dublino, e anche quasi tutte le seguenti, mi sono alzata prima degli altri e ho preparato la colazione. Siamo usciti presto e il primo giorno ci siamo mossi a piedi percorrendo circa 12 km in totale. Il nostro alloggio distava circa 30 minuti a piedi dal centro. Se non avessi dovuto assecondare le esigenze di mio babbo avrei sicuramente scelto una sistemazione più centrale, ma durante le mie ricerche non ero riuscita a trovare niente di più vicino. La nostra prima tappa è stata la Cattedrale di San Patrizio, il luogo simbolo del santo patrono della città. La cattedrale è stata dedicata a San Patrizio poiché in questo luogo si trova un pozzo dove egli battezzò i primi celti convertiti al cristianesimo. La chiesa è totalmente accessibile alle persone in sedia rotelle. Noi ci siamo recati presso l’ingresso principale per chiedere come fare ad accedere. Per gli utenti in sedia rotelle si viene accompagnati da un addetto presso un ingresso laterale, dove ci sono le rampe. Da qui ci hanno fatti poi recare, passando dall’interno, alla biglietteria per fare i biglietti. Per uscire il procedimento è il medesimo al contrario. Il costo di accesso alla cattedrale di 9€ biglietto intero.


Conclusa la visita alla Cattedrale siamo andati al grande parco di Saint Stephen’s Green. Siamo entrati dall’ingresso meridionale e abbiamo passeggiato per circa mezz’ora nel parco godendoci il verde brillante e i laghetti, lo starnazzare molto familiare dei gabbiani e ammirando le numerose sculture e monumenti. Il parco, oggi un luogo ameno e una bellissima area verde fiorita in pieno centro, un tempo era il luogo delle impiccagioni, delle fustigazioni e dei roghi pubblici. Fu Sir Arthur Edward Guinness che si impegnò per recintarlo e farne un parco in stile vittoriano. Nel parco si trovano statue dedicate a importanti irlandesi come appunto Sir Arthur Guinness e James Joyce. Il parco è completamente accessibile.



Dopo un po’ siamo usciti sul lato di Grafton Street, la via dello shopping. Qui è tutto un brulicare di vita, colori e viuzze che attraggono l’attenzione ed è difficile decidere dove guardare. Avrei voluto imboccare ogni strada e infine mi sono decisa per Johnson’s Court, una piccola via con una serie di gioiellerie e poi Coppinger Road e Castle Market, fino ad arrivare a George’s St Arcade. Si tratta del primo centro commerciale irlandese costruito appositamente e uno dei mercati cittadini più antichi d’Europa. L’edificio in mattoni rossi è molto affascinante e all’interno ci sono tanti negozietti interessanti dove non sono riuscita a non fare un piccolo shopping e comprare un meraviglioso maglioncino con delle volpi.



Abbiamo proceduto così verso il quartiere di Temple Bar. Il resto della mattinata abbiamo infatti esplorato i vicoli di questo storico quartiere, talmente affascinante da meritare una visita sia diurna che notturna per le decine di pub che vi si trovano. Chiaramente Temple Bar è preso d’assalto dai turisti e i Dubliners non amano frequentarlo. Per esperienze molto più autentiche legate ai pub e per trovare ambientazioni più caratteristiche, meno chiassose e anche più economiche, qualunque local consiglia di recarsi lontani dal centro. Tuttavia, molti pub del centro sono ormai delle istituzioni e per conoscere i più importanti una buona idea è prendere parte a un pub crawl, il tour dei pub. Certo, i due immancabili sono proprio Temple Bar (che dà il nome al quartiere) e the Church, il pub ricavato in una vecchia chiesa sconsacrata.
Le ore del giorno, sebbene giustamente intervallate fra una birra e l’altra, sono l’occasione per visitare alcuni posti interessanti in questo quartiere. Alcuni vicoli degradati di Temple bar vedono oggi un progetto di rinnovamento che utilizza l’arte come strumento di riqualificazione e accrescimento del senso civico. Da questo obiettivo è nato il progetto Icon Walk. Questo propone una passeggiata fai da te tra i vicoli dove sono stati rappresentati sotto forma di street art personaggi iconici irlandesi e diversi murales. Il percorso si conclude idealmente presso la galleria d’arte contemporanea The Icon Factory.
Un’altra stradina imperdibile tappa è poi Love Lane, un vicolo apparentemente senza fondo dove le pareti sono state ricoperte da mattonelle colorate con cuori, simboli romantici e frasi romantiche; tra queste non mancano colorite dediche italiane che non so se definire geniali oppure fuori luogo.
Nonostante fosse giorno poi, ci siamo naturalmente avventurati anche dentro Temple Bar Pub, il quale offre musica dal vivo h 24, 7 giorni du 7. Tutto il giorno e tutta la notte qui si suona, si balla, si mangia e soprattutto si beve. Il bar da fuori ha un aspetto ormai iconico e super riconoscibile, con il suo colore rosso brillante e le lucine sempre accese intorno alla facciata, in un perpetuo clima di festa. All’interno è totalmente accessibile, ma la folla che lo riempie non lo rende realmente tale. Babbo è entrato per un paio di minuti a dare un’occhiata e poi è uscito dato che non riusciva a proseguire tra le sale. Ci siamo poi però presi una birra all’Hard Rock Cafè, la prima Guinness di questo viaggio.




Due parole sull’accessibilità di Dublino. Abbiamo girato per circa due ore in centro senza trovare alcun tipo di ostacolo, la viabilità sui marciapiedi è perfetta. Babbo, nonostante ci fosse una gran quantità di turisti e una certa confusione come si confà a una capitale in pieno agosto, non ha trovato alcuna difficoltà a spostarsi, potendoci seguire passo per passo. Posso anzi dire che era molto più agile e veloce di noi essendo motorizzato.
Per le 14.00 avevo prenotato l’ingresso per la visita al Trinity college e al Book of Kells e l’antica biblioteca. Book of Kells è il grande manoscritto, realizzato nell’800 d.C., che rientra tra i più grandi capolavori posseduti dall’Irlanda e che raccoglie i quattro Vangeli in latino.
L’ingresso al Trinity college è costato 18,50 € a persona, escluso mio babbo che ha avuto il biglietto gratuito. Il Trinity College è tra le attrazioni turistiche più visitate dell’Irlanda, quindi se si viaggia in alta stagione è altamente consigliabile acquistare prima i biglietti, almeno per saltare la fila. La visita è autonoma e richiede circa un’ora e mezza. Per visitare il Book of Kells viene fornita un’audioguida anche in italiano che conduce tra le varie sezioni. Per il visitatore in sedia rotelle è possibile utilizzare degli ascensori e degli elevatori per superare i gradini e rampe. Il Libro si trova in un una stanza totalmente a lui dedicata e al buio, per essere ammirato e conservato nel migliore dei modi. Le pagine del libro vengono girate periodicamente.
Dopo il museo dedicato al libro, si passa all’antica biblioteca, che al momento della nostra visita era in fase di restauro, per questo molti scaffali erano vuoti. All’interno della biblioteca si trovano alcuni reperti molto interessanti, come la dichiarazione di indipendenza della Repubblica di Irlanda della primavera del 1916 e l’arpa più antica d’Irlanda, un simbolo celtico scelto come simbolo del paese.
Per visitare il Trinity College ci sono anche opzioni più complesse e durature rispetto a quella che abbiamo scelto noi, come le visite guidate al campus effettuate dagli studenti.




Una volta finita la visita al Trinity College, avevamo ancora un po’ di tempo, così abbiamo deciso di visitare anche Merrion Square Park, un altro bellissimo parco noto per il monumento dedicato ad Oscar Wilde. Il celebre scrittore era di Dublino ma, mi raccomando, si trova sepolto al cimitero monumentale Père Lachaise di Parigi.
Abbiamo attraversato il parco e in circa 50 minuti eravamo poi nuovamente a nostro alloggio.
Giusto un paio d’ore per riprenderci dalla lunghissima camminata e siamo nuovamente usciti per cena. Attenzione! Come ho spiegato per Edimburgo, non avventuratevi alla ricerca di un posto a tavola dopo le 19.00. Il mio consiglio è prenotare con qualche giorno di anticipo (magari anche alle 20.00), oppure iniziare la ricerca di un luogo in cui cenare intorno alle 18.30. A cena, babbo non è venuto con noi perché era molto stanco e ha preferito rimanere a casa, quindi abbiamo scelto un ristorante senza dover badare all’accessibilità.
Essendo in quattro, e anche molto stanchi perché avevamo camminato tantissimo, abbiamo deciso di utilizzare un taxi per tornare in centro e andare a cena. Ho prenotato il giorno stesso un tavolo nel pub più antico di Dublino: The Brazen Head. Non si trova proprio in centro questo pub, ma è noto per essere stato frequentato da moltissimi irlandesi famosi. Con il taxi all’andata non abbiamo avuto una buona esperienza. Ci eravamo fatti di prenotare un’auto direttamente dalla reception del residence, ma dopo 20 minuti ancora non si era presentato nessuno. Pertanto, abbiamo preso al volo un altro taxi che ci stava passando davanti. Il nostro taxi e poi arrivato con oltre 30 minuti di ritardo, ma ormai noi ce ne eravamo andati.
Al pub abbiamo preso una serie di piatti classici della tradizione irlandese, come lo stufato alla Guinness con il purè e la zuppa, il tutto accompagnato ovviamente da Guinness e anche da una nuova scoperta tra le birre irlandesi, la Maggie’s Irish Ale.
Dopo cena siamo tornati a Temple bar per un’ultima birra. Per raggiungerlo l’abbiamo fatto una passeggiata di circa 20 minuti lungo il fiume Liffey, godendoci una Dublino che si stava colorando delle luci violacee del tramonto, in una serata serena e tiepida. Abbiamo bevuto birra e sidro di mele a Temple Bar circondati dal caos che lo contraddistingue e poi siamo andati a goderci la vista notturna sul fiume da Ha’ Penny Bridge. Si tratta di un bellissimo ponte pedonale in ferro bianco risalente al 1816. Avevo escluso questa tappa durante l’itinerario del giorno perché non è accessibile in sedia a rotelle essendoci unicamente dei gradini.

Giorno 2 – Docklands e Phoenix Park
Per un giorno 2 standard a Dublino consiglio di proseguire col visitare il centro e dedicare un pomeriggio, oppure la mattina, al Guinness Storehouse, la fabbrica e museo della Guinness, dove si ripercorre la storia del brand e la produzione della bevanda. Inclusa nel biglietto (che parte da 26€) c’è una pinta di Guinness. La restante parte della giornata si può visitare il quartiere di Portobello, la Cattedrale di Christ Church, Dublin Castle, le Gallerie Nazionali e i Musei d’Irlanda e the Spire, la scultura più alta al mondo. Questa si trova al di là del fiume Liffey e rappresenterebbe un ago di una siringa, un simbolo della lotta contro la dipendenza da eroina che affligge ancora la città.
Se invece ne avete abbastanza di edifici antichi, chiese e musei, una delle due zone che abbiamo visitato noi potrebbero essere una buona alternativa.
Avendo la fortuna di essere già stata a Dublino, ho voluto vedere dei lati diversi della città e ci siamo spostati su due zone completamente diverse e abbastanza distanti tra loro, motivo per cui abbiamo “disturbato” la nostra auto.
Al mattino siamo stati nel modernissimo quartiere dei Docklands, il distretto portuale di Dublino, riqualificato e trasformato dall’introduzione di una serie di edifici visionari, opera di grandi archistar internazionali. Siamo in realtà partiti con una colazione iper calorica irlandese da Bakehouse, che si trova in una sorta di centro commercialelungo George’s Dock. Abbiamo parcheggiato al parcheggio sotterraneo Park Rite IFSC (21€ per 4 ore, follia!).
All’interno dello stesso complesso, un vecchio edificio di stoccaggio portuale riqualificato, si trova anche l’ingresso del museo EPIC, il Museo dell’Emigrazione Irlandese. Questo museo è segnalato come tra i migliori da visitare a Dublino. Ci è piaciuto, ma per il costo è tranquillamente trascurabile. Il museo ha una forte impostazione interattiva, volta a coinvolgere molto con giochi, azioni, quiz, contenuti multimediali e racconti. Tuttavia, non ho trovato la sostanza, né gli oggetti esposti, particolarmente interessanti dal punto di vista storico. L’intero percorso converge sull’intento di esaltare la cultura irlandese e nel trovare collegamenti tra l’Irlanda e il mondo. Il biglietto costa 20€ a persona e abbiamo ottenuto una sola gratuità. In compenso viene fornita l’audioguida in italiano, cosa che per la mia famiglia è stata molto comoda.
Ad ogni modo, se si riesce a non farsi distrarre troppo dall’aspetto ludico di questo museo, emerge, soprattutto nelle prime sale, la drammaticità degli eventi che hanno sempre portato nei secoli gli irlandesi a migrare, sia per propria volontà, per scappare da condizioni di miseria e discriminazione, sia letteralmente deportati come forma di punizione e repressione.

Per visitare il museo occorrono circa due ore, dopodiché è il momento di esplorare a piedi i Docklands e osservare da vicino gli strani edifici incastonati tra i palazzi, alcuni anche antichi. Il primo elemento bizzarro che descrive questo paesaggio industriale è il ponte Thomas Becket progettato da Santiago Calatrava. Dalla riva opposta al Museo EPIC si ha una visuale completa poi del Convention Centre, progettato da Kevin Roche. Tutto intorno è pieno di locali e altri luoghi interessanti da visitare come The Jeanie Johnston, la riproduzione di una nave del XIX secolo che deportava e portava le donne irlandesi nel mondo. Noi abbiamo camminato fino al Gàis Enervi Theatre, opera architettonica di Daniel Libeskind, e qui, nella piazza antistante, abbiamo mangiato i nostri tristi panini cercando di difenderci come meglio riuscivamo dai gabbiani.




Nel pomeriggio abbiamo cambiato totalmente scenario e ci siamo spostati sul lato opposto della città dove, all’acciaio e al cemento, fanno da contrappeso gli alberi e ampissimi spazi verdi. Sto parlando del Phoenix Park, 700 ettari di parco, precisamente il parco pubblico più grande d’Europa. Il parco vanta circa 14 km di sentieri e una lunga strada lo attraversa per intero: per percorrerla tutta in auto occorrono 10 minuti.
L’idea richiama molto il Central Park di New York: un gigantesco polmone verde a ridosso della rumorosa città, dove andare per fare trekking, un picnic, oppure giocare a golf, andare allo zoo e semplicemente rilassarsi nel verde. Noi siamo entrati dall’ingresso orientale e siamo andati un po’ a caso, alla ricerca di una zona un po’ appartata. La prima parte del parco infatti è abbastanza affollata e trafficata, essendoci luoghi per i bambini (playground, giardino zoologico e una tea room). Il mio obiettivo però era camminare un po’ nelle zone più marginali e meno trafficate nel tentativo di avvistare i daini. Nel Phoenix Park si trova infatti una copiosa colonia di daini, che però non stavano lì ad aspettare me. Dei daini neppure l’ombra, ma la passeggiata è stata molto bella e abbiamo vagato nei dintorni del Furry Glen, una bella area boschiva con un laghetto e diversi su e giù tra prati e foreste. L’auto l’abbiamo lasciata gratuitamente qui.
L’ultima sera a Dublino è stata molto casalinga, in preparazione del nostro splendido on the road dei 6 giorni seguenti.


