Ich habe noch mein Herz dort! Ci ho lasciato il cuore è vero; seconda volta a Berlino e primo viaggio insieme a Carlo. Occasione: il suo compleanno. È stata una sua proposta, una evidente prova d’amore a dimostrazione che tutto il pressing che faccio sui viaggi aveva attecchito. Una Berlino diversa da quella che ricordavo, vista con gli occhi di otto anni prima, nel periodo di Capodanno. Il bianco e il grigio dell’inverno ed il chiasso della festività non c’erano più e di fronte a noi si è mostrata una metropoli effervescente, colorata, soleggiata e singolarmente ordinata e silenziosa. Abbiamo deciso di fare un toccata e fuga e nel poco tempo che avevamo abbiamo voluto dedicarci ad alcuni importanti musei (arte e architettura contemporanea prevalentemente), toccando poi con lunghe passeggiate i simboli di questa eccezionale capitale.
Di seguito un diario di bordo su cosa vedere in tre giorni a Berlino, come spostarsi, dove mangiare e come sempre, qualche consiglio per chi avesse gusti diversi dai miei e/o più tempo. Essendo la mia seconda volta, mi sono concentrata su quello che più mi era piaciuto la prima, venendo anche incontro ai gusti del mio compagno di viaggio. Tuttavia, indicherò anche alcuni dei posti che visitai nel lontano 2011, tappe forse più adatte a chi non è mai stato prima a Berlino.
Giorno 1
Non so come ci riesco ad iniziare ogni viaggio con piccole o grandi sfortune, stavolta piccola. Già a bordo del nostro aeroplanino easyjet, ci annunciano che partiremo con un’ora di ritardo. Vabbè, siamo insieme e stiamo andando in vacanza quindi è sopportabile. All’andata siamo atterrati a Berlino Schoenefeld, aeroporto principale della città, mentre al ritorno abbiamo volato da Tegel, aeroporto più piccolo e più vicino al centro. Raggiungere il centro è molto semplice, basta prendere il treno urbano e la metropolitana, nel nostro caso S9 + U8. Il biglietto per una corsa costa 3,40€. Avevamo prenotato per tre notti all’Easy Hotel Berlin Hackescher Markt, ai confini del Mitte, il centro storico. I quartieri dai quali visitare meglio il centro sono Prenzelauerberg e Kreuzberg. Era abbastanza presto quando siamo arrivati in albergo, ma se c’è una cosa su cui Carlo non transige sono alcune comodità imprescindibili, come una cena, che sia abbondante e ad un’orario molto inglese. La verità è che mangia una sola volta al giorno e quell’unica volta deve essere memorabile ogni singolo giorno. Quindi, avevamo prenotato per la cena qualche giorno prima di partire, in un ristorante vietnamita a due passi dall’albergo, Chen Che. Un posto meraviglioso, romantico, con un adorabile chiostra con giardinetto all’esterno e lampade di carta all’interno. Abbiamo ordinato casualmente dal menù un paio di piatti unici che sono risultati deliziosi! Dopo cena abbiamo passeggiato fino ad Alexander Platz; qui abbiamo bevuto una birra in un pub scelto molto a caso nel quale ad ogni tavolo ognuno può spillarsi pinte da solo…praticamente deleterio.
Giorno 2
Al mattino abbiamo fatto colazione in un bar vicino all’Hotel senza infamia e senza lode, con un classico cappuccino e brioche all’italiana. Quella mattina Carlo si era dimenticato diverse cose in camera, tra cui le sigarette, quindi ho avuto circa una ventina di minuti per poter esplorare il quartiere da sola: ho percorso su e giù Brunnenstraße e il vicino parco Volkspark. Un quartiere veramente molto bello. La giornata è stata dedicata ad alcuni grandi classici di Berlino, dato che per Carlo era la prima volta. Ci siamo spostati per tutti e tre i giorni con la metropolitana acquistando sempre il biglietto giornaliero al costo di 4,70€ per le zone centrali; la fermata vicina al nostro hotel era Rosenthaler Platz. Berlino è molto grande, molti dei punti di interesse turistico sono distanti tra di loro e sono numerosi i quartieri che vale la pena visitare perciò, spostarsi con i mezzi pubblici è il sistema più efficace. Con l’aiuto di Google Maps è molto semplice utilizzare sia la metropolitana che gli autobus, che neanche a dirlo, sono sempre puntuali. Da Rosenthaler Platz abbiamo raggiunto Potzdamer Platz e da qui abbiamo iniziato un itinerario a piedi. Le nostre tappe sono state: il Memoriale per gli Ebrei, il Denkmal für die im Nationalsozialismus ermordeten Sinti und Roma Europassi e la porta di Brandeburgo, sempre percorrendo Ebertstraße. Dopidichè da qui si raggiunge comodamente il Reichstag, che non ho voluto visitare all’interno per la seconda volta, anche se è possibile salire sulla bellissima cupola in vetro prenotando la visita con anticipo. A quel punto ha iniziato a piovere, ovviamente non avevamo l’ombrello e, sotto una iniziale leggera pioggerellina, siamo arrivati a piedi fino all’Hamburger Bahnhof Museum. Il tragitto non è brevissimo ma vale la pena vagare un po’ a piedi per questa bellissima città e attraversare uno dei ponti sul fiume Sprea. Abbiamo scelto di non visitare nemmeno uno dei grandi musei della Museumsinsel di Berlino (l’isola dei musei). In realtà il giro classico a partire dalla porta di Brandeburgo prevede di percorrere Unter den Linden, fino alla Museumsinsel, dove si trovano, oltre al Duomo di Berlino, alcuni enormi e celebri musei: l’Altes Museum (arte classica), Neues Museum (collezione egizia, papiri e archeologia), Bode-Museum (arte bizantina, numismatica e arte rinascimentale), l’Altenationalgalerie (romanticismo e impressionismo) e il Pergamon Museum (arte antica). È andata così perché, da una parte Carlo non è particolarmente interessato all’arte classica e antica, dall’altra avevo già avvisato il Pergamon Museum la prima volta che ero stata a Berlino, perciò ci siamo dedicati unicamente a musei d’arte moderna e contemporanea. Ricordo però il Pergamon come uno dei più belli mai visitati in vita mia, perciò è sicuramente una tappa imperdibile per chi visita Berlino per la prima volta. Carlo non era di questo avviso, ha vinto l’arte contemporanea come sempre. Conclusa la visita al museo è arrivato il bello: nel tentativo di trovare del cibo facile e un mezzo di trasporto per tornare velocemente in albergo, ci siamo letteralmente persi nella Stazione Centrale di Berlino, il principale crocevia di treni, autobus e metro. Sono, se non altro, riuscita a farmi un kebab al volo alle quattro del pomeriggio e, piuttosto che continuare a vagare senza meta nell’enorme stazione, abbiamo optato per spostarci a piedi fino alla successiva fermata. Per cena siamo tornati ad Alexander Platz per mangiare nella famosa birreria bavarese Hofbrauhaus. In forte contrasto con l’atmosfera romantica del ristorante della sera precedente, il locale non è certo adatto a chi cerca una seratina tranquilla, ma rimane pur sempre un’esperienza da fare: un’enorme birreria stracolma di tedeschi ubriachi che cantano a squarciagola, camerieri che indossano i tipici costumi bavaresi e birra eccellente. Carlo aveva chiesto cucina tedesca, era il suo compleanno, e così è stato. Il cibo era fantastico, c’erano wurstel di ogni tipo, crauti e patate, il tutto da mangiare accomodati su lunghe panche a lunghe tavolate, da condividere con molti altri sconosciuti ed infine, ma non per importanza, i classici enormi boccali di birra da un litro. Ovviamente per me era troppo, sebbene sia una fan accanita della luppolata bevanda, ma Carlo è un gran bevitore e, come ogni sera, abbiamo fatto il pieno.
Giorno 3
Abbiamo iniziato la giornata con la visita al Muro di Berlino, icona indiscussa della città, traccia di un periodo storico fatto di contrasti e sofferenza, ma anche, ormai, simbolo di riunificazione e rinascita. Frammenti di muro sono visibili lungo tutta la città e sono numerosi i punti di interesse per approfondirne la storia, ma la sezione più lunga conservatasi e che attrae il maggior numero di persone è la East Side Gallery in Mühlenstraße. Questa zona è leggermente dislocata dal centro storico e per raggiungerla abbiamo preso una delle linee della S-Bahn (treno urbano). Abbiamo passeggiato per più di un’ora facendo su e giù lungo il muro e scattando fotografie dei coloratissimi murales che ne fanno una vera e propria opera d’arte a cielo aperto. Ben oltre cento artisti hanno contribuito alla decorazione del Muro e gran parte delle scene sono inni alla libertà e all’uguaglianza. Altri posti interessanti da visitare per un itinerario dedicato al muro sono: il Memoriale del Muro e Bernauer Strasse, il museo Topografia del Terrore, Mauerpark e Potzdamer Platz. Per noi poteva bastare così e nella tarda mattinata ci siamo spostati presso lo Judisches Museum, a Lindenstraße. Ciò che realmente contraddistingue questo museo è l’edificio, un’architettura estremamente simbiotica con l’allestimento interno. E’ quello che amo dell’architettura museale contemporanea. Si rende essa stessa opera d’arte e lo spazio diviene parte imprescindibile della visita. L’architetto polacco Daniel Libeskind ha creato un edificio a zig zag estremamente immersivo, basato sull’intersecazione di due assi, probabilmente pensati come la scomposizione di una svastica. All’incontro tra gli assi si trovano i “vuoti”, spazi profondi, totalmente vuoti, bui, dove penetra unicamente dall’alto la luce del sole, e la sensazione è come quella di trovarsi in fondo a dei pozzi; le finestre sono come tagli, sottili lame di luce che intervallano le lisce mura; le pareti formano angoli acuti e taglienti. Il percorso espositivo rievoca il dolore di decine di testimonianze e storie tramite installazioni artsistiche ed oggetti e lettere esposte in delle vetrine; il risultato è che un senso di angoscia accompagna per tutta la visita. Ultimata la visita, a pochi passi dal museo abbiamo raggiunto Friedrichstraße; percorrendola si arriva a Checkpoint Charlie, principale ex posto di blocco tra Berlino Ovest e Est. Qui consiglio di prendersi del tempo per visitare il Mauermuseum Checkpoint Charlie, una interessante esposizione dedicata ai tentativi di fuga da Berlino Est ed al periodo della Guerra Fredda. Per stavolta non ci siamo fermati, lo avevo visitato già anni prima, perciò abbiamo optato per un altro programma. Abbiamo pranzato lì di fronte, un delicato pranzetto a base di Currywurst, in un chioschetto proprio dall’altro lato della strada. Il Currywurst è il tipico street food berlinese e sono numerose le occasioni per imbattersi in una di queste bancarelle. Consiste in wurstel tagliato a fettine e condito con una salsa di ketchup e curry; era rimasto fra i miei ricordi più vividi di quando ero stata a Berlino nel 2010, quindi non potevo permettere che Carlo non lo assaggiasse. Sempre nei paraggi trovate anche Potzdamer Platz, quindi è una zona della città nella quale vale la pena soffermarsi per un po’. Tuttavia, noi nel pomeriggio abbiamo lasciato il centro per andare a visitare il Brüke Museum. Una visita che vale anche solo per il luogo in cui si trova. Abbiamo preso l’autobus per raggiungere il distretto di Dahlem, e se già il centro di Berlino faceva venir voglia di non tornare più a casa, la sua periferia è diventata il luogo dei sogni in cui metter radici. Sbavando sulle villette immerse nella foresta di Grunewald, in uno scenario estremamente pulito e rassicurante, abbiamo raggiunto a piedi il museo. Questo è dedicato al gruppo di artisti fondato nel 1905, chiamato appunto die Brücke (il ponte), la prima delle avanguardie artistiche tedesche del Novecento. Qui si trovano opere di pittura, scultura e grafica di grandi artisti, come Ernst Ludwig Kirchner ed Emil Nolde, del quale il giorno prima avevamo visto una bellissima mostra all’Hamburger Bahnhof Museum. E’ stata una visita molto piacevole e un programma decisamente azzeccato (ammesso e concesso che si ami l’arte) al quale non poteva che seguire una super cena. Stavolta ci siamo affidati ai consigli di un’amica e quella sera abbiamo cenato al ristorante africano Savanna. La cucina tipica è ottima, servono carne di ogni genere, dalla zebra al coccodrillo, il tutto accompagnato da cous cous e verdure. Una volta pieni e soddisfatti, non potevamo non concludere il nostro weekend a Berlino con un valido dopocena. Ci siamo messi alla ricerca di una buona birreria per fermarci infine al Clash. Questo pub sembrerebbe un must della vita notturna berlinese ed in effetti ha un grande fascino: interni estremamente underground e si respira spensieratezza, voglia di bere bene e non pensare. Volevamo bere birra in tranquillità e siamo stati accontentati: c’è un’ampissima varietà di birre e, ciliegina sulla torta, si può fumare dentro, cosa che io odio ma che per Carlo costituiva un miracolo, quindi ho messo da parte le mie solite lamentele da non fumatrice e mi sono goduta la bellissima serata, immersa nel fumo passivo e inebriata da fiumi di birra.