Inari, Anar in lingua Sami, prende il nome dal grande lago Inarijärvi, sulle cui sponde si affaccia e si sviluppa la piccola cittadina. È una delle città principali della Lapponia, eppure ci saranno circa una decina di strade e non si raggiungono neppure i settemila abitanti. Nonostante sia poco più di un villaggio, Inari costituisce il fulcro della cultura Sami in Finlandia e per questo è la zona perfetta per conoscerla meglio. Ad Inari abbiamo trascorso due intere giornate in completa rilassatezza. Esaurito il poco da vedere in città, abbiamo deciso di dedicare il resto del tempo al trekking in autonomia nella natura, costeggiando laghi gelati, inerpicandoci su bianchi sentieri e immergendoci nel folto della foresta.

Nozioni base sulla cultura Sami

Credo sia indispensabile e doveroso, ogni qualvolta si visita una terra diversa dalla nostra, cercare di comprenderla, di conoscerla e viverla al massimo, tramite i suoi sapori, gli odori, le tradizioni e la sua gente, quindi facciamoci un’idea di chi sono i Sami. Innanzitutto il popolo Sami è l’unica popolazione indigena presente oggi in Europa; essa abita la Lapponia, la quale si estende in ben quattro paesi: Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. In base alle aree nelle quali risiedono, i Sami presentano differenze e sfumature, sia per quanto riguarda lingua e tradizioni, sia per il loro assetto sociale interno, andando, per questo, a dividersi in diverse tribù. La maggior concentrazione Sami si trova in Norvegia, ma anche la Finlandia può vantare una discreta presenza dell’antico popolo millenario. Pensiamo che l’età di questo popolo si aggira intorno ai cinquemila anni ed in tutto questo tempo non ha mai perduto la propria identità, che resta tutt’oggi ben definita: nella lingua (di cui esistono almeno dieci varianti), in un assetto politico ben definito, nell’abbigliamento e in una bandiera, i cui colori variano in base al paese nel quale si trova. La cultura Sami è estremamente affascinante, profondamente ancorata alle forze della natura; essi sono convinti che ogni pietra, animale, pianta o corso d’acqua sia dotato di un’anima e che ogni dinamica sia governata da divinità.

Un ruolo fondamentale per i Sami hanno sempre avuto le renne, il cui allevamento ha fin dalle origini costituito la principale risorsa. Le renne sono sempre state fondamentali per il trasporto, la produzione di cibo, per la realizzazione dell’abito tipico, il gàkty, e per le abitazioni; con le pelli di renna infatti si realizza il rivestimento delle due tipologie di tende, il goathi e il lavvu, nelle quali ancora oggi alcuni vivono. Nel tempo l’allevamento delle renne come attività di sostentamento è passato in secondo piano, lasciando spazio ad altri settori, fra cui quello del turismo. Altre forme di artigianato Sami comprendono la lavorazione e l’intaglio del legno di betulla con la quale realizzano, ad esempio, la famosa kuksa, una tazza molto bella e particolare, ma anche molto molto costosa per i turisti e che a malincuore non mi sono potuta comprare. Ho acquistato però una versione ridotta del tipico tamburo magico (juoigan) utilizzato dagli sciamani sami (noaidi), per mettersi in contatto con le divinità; il tamburo viene “suonato” con un corno di renna.

Museo Siida

Inari è la più importante delle città Sami della Lapponia , ospitando, inoltre il loro Parlamento, centro politico Sami finlandese, il Sami Language Association e il Siida, considerato il più grande museo al mondo dedicato a questo popolo. È fondamentale visitare questo museo per andare a fondo sulla storia e sulle tradizioni di questa civiltà. Qui si affronta la cultura Sami da tutti i punti di vista: artistico, religioso, gastronomico, economico, politico, degli abiti tradizionali, dei mezzi di trasporto, e così via. Il museo si sviluppa sia internamente ad un bellissimo moderno edificio, sia nel parco circostante (aperto solo in estate). Il biglietto di accesso costa circa 10€.

Pielpajärven Kirkko

La chiesa di legno costruita nelle profondità della foresta nei pressi di Inari, è uno dei luoghi più suggestivi che abbia mai visto in vita mia. Serve un po’ di impegno per raggiungerla, ma è proprio la camminata necessaria a raggiungerla che rende questa esperienza irrinunciabile. Per arrivare alla chiesa bisogna percorrere un sentiero ben tracciato che attraversa una foresta che vi lascerà senza fiato: un paesaggio innevato, sovrastato da alberi meravigliosi, le orme di chissà quale animaletto che attraggono l’attenzione, il sacro silenzio della foresta, rende tutto estremamente emozionante ed il tempo vola. Siamo sinceri…era la prima volta che ci allontanavamo dalla nostra “comfort zone” senza una guida e per diverse ore e i momenti di ansia non sono mancati, fra cui il timore di poter incontrare alcuni animali “pericolosi”; ovviamente, dopo numerose speculazioni sulle nostre probabilità di sopravvivenza e alcuni tentennamenti, è andato tutto per il meglio e al nostro arrivo abbiamo sostato nell’area predisposta per gli escursionisti e pranzato, lottando contro il congelamento delle mani; finché si è in movimento si produce calore e non ci si rende pienamente conto del freddo che fa; ma non appena ci si ferma e ci si sfilano i guanti, diventa una sfida contro l’intorpidimento! Al di là dei piccoli disagi, il panorama è straordinario e la chiesa commovente. Si tratta di una chiesa in legno rosso, costruita sulle sponde del lago Piepaljarvi, dal quale prende il nome. Un tempo era il punto di riferimento religioso della zona, avendo attorno a se anche alcune abitazioni. Più tardi, Inari divenne il villaggio principale e il sito cadde in disuso. La chiesa che vediamo oggi non è quella originale del XVII secolo, ma una sua postuma fedele ricostruzione. Il sentiero (5 km da percorrersi a piedi) parte da un parcheggio a circa 3 km da Inari. Il percorso è molto agevole e ben segnalato; ad ogni modo, presso i punti di assistenza turistica, facilmente individuabili nel centro di Inari, forniscono cartine ben fatte dove è molto chiaro seguire i diversi tipi di sentiero…e se lo dico io che sono quanto di più lontano ci sia da una cartografa, è vero. Esistono percorsi di vario genere e la difficoltà è classificata con diversi colori, ben individuabili lungo la via grazie a paletti di plastica colorati. In inverno naturalmente occorrono scarpe adatte a percorrere il sentiero innevato e decisamente più tempo. Andata e ritorno si impiegano circa 5 ore.

Attività all’aria aperta

Dopo diversi giorni trascorsi sempre in movimento, tra slitte, viaggi in auto e musei è vitale decelerare ed immergersi nei ritmi lenti della natura incontaminata; e la zona circostante Inari è l’ideale per farlo, muovendosi a piedi, improvvisando nuove traiettorie e godendosi al massimo l’intensità della natura. Esistono numerosissimi percorsi per escursionisti che suggeriti dalle mappe che vengono fornite negli alberghi. Ogni sentiero è segnalato in modo chiaro e semplice da cartelli in legno, che riportano le distanze. È possibile spostarsi a piedi, come nel nostro caso, oppure optare per altri mezzi: sci di fondo (ottima opzione per una passeggiata più rapida), fatbike (biciclette adatta a terreni nevosi ed impervi, così chiamata per la dimensione delle sue ruote ), oppure motoslitta. Nelle ultime settimane di marzo il clima è perfetto, è il momento migliore dell’inverno: la luce è forte, la neve risplende e avanza il disgelo per lasciare rapidamente spazio al risveglio della primavera.

Una cosa è certa, la Lapponia è una terra da scoprire lentamente, è necessario farsi guidare dagli spiriti della foresta, respirare profondamente la gelida aria cristallina e sostare a lungo di fronte a scenari che sarà impossibile dimenticare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potrebbe anche interessarti...