Sempre ai primi posti nelle classifiche delle città più belle del mondo, Edimburgo ha sedotto anche me in poco più di 48 ore. Il nostro viaggio in Scozia non poteva che iniziare dal suo cuore pulsante, la piccola capitale dal fascino super gotico, al contempo tetra e romantica, misteriosa e dinamica. Con i suoi edifici di pietra color crema screziati di nero, il forte vento, le illuminazioni soffuse della sera, la musica delle cornamuse per le strade, Edimburgo sprigiona un’atmosfera avvolgente e difficilmente eguagliabile.
Se è la città più bella che abbia mai visto? Non saprei. In Europa ci sono pur sempre città come Dublino, Bergen, Amsterdam che danno certo a Edimburgo del filo da torcere. Sì, i miei occhi vedono quasi soltanto ciò che si pone al di sopra e al di sotto dei quarantottesimi paralleli!
- Edimburgo: come spostarsi e dove dormire
- Edimburgo Giorno 1 – New e Old Town
- Edimburgo Giorno 2 – West End, Dean Village e Leith
- I migliori pub di Edimburgo
Edimburgo: come spostarsi e dove dormire
Una volta arrivati, esistono più opzioni per raggiungere il centro dall’aeroporto: l’autobus Airlink oppure il tram.
Airlink 100 opera 24h al giorno, tutti i giorni; costa 5,15€ a persona e impiega circa 25 minuti per raggiungere il centro.Noi abbiamo utilizzato il tram poiché ci dava la possibilità di arrivare più vicini al nostro alloggio. Il tram costa un pochino di più, 7,50€, e potrebbe non essere sempre la scelta migliore poiché di notte non offre il servizio. I biglietti si possono facilmente acquistare alle macchinette presso l’aeroporto oppure sul sito Edimburgo Trams.
Spostarsi nella città: Edimburgo è servita alla perfezione dai famosi autobus a due piani. Il biglietto giornaliero costa 5,20€ e permette di effettuare tutte le corse che si vuole. Una sola corsa costa 2,08€, quindi in già tre corse il costo del pass giornaliero è recuperato.
Questo abbonamento si può fare dalla app Lothian busses, avvero semplice da utilizzare e utilissima. La consiglio vivamente specialmente se non alloggiate in centro.
Anche di sera è possibile senza difficoltà utilizzare gli autobus che effettuano corse anche dopo la mezzanotte. Ovviamente controllate! Le corse notturne sono comunque ridotte!
Per dormire Edimburgo non offre moltissime opzioni a basso prezzo, per lo meno in base ai miei standard. L’unico modo per trovare delle soluzioni accettabili è prenotare con grande anticipo. Noi abbiamo soggiornato presso la Dalry Guest house nel West End, appena fuori dal centro e servito alla perfezione dai mezzi pubblici. Non abbiamo praticamente mai dovuto aspettare l’autobus e la fermata si trovava a circa due minuti a piedi dalla guest house. Purtroppo abbiamo avuto un piccolo disguido con la cucina, che secondo i servizi dichiarati su Booking avrebbe dovuto essere disponibile. In realtà la cucina consisteva in un microonde e un bollitore utilizzabili soltanto al mattino durante la colazione. Quindi abbiamo sì risparmiato sull’alloggio, ma abbiamo poi dovuto sempre cenare fuori. Il prezzo corrente per una cena in un pub è di circa 25-30€ a persona!

Edimburgo Giorno 1 – New e Old Town
Rilassarsi non esiste quando viaggio, quindi abbastanza presto siamo andati subito in centro per iniziare un itinerario della Old Town.
Scesi dall’autobus sono rimasta subito meravigliata dall’atmosfera elegante e misteriosa di una città notoriamente grigia ma che ci accoglieva incredibilmente con il cielo limpido e una temperatura davvero gradevole dopo 6 mesi di estate italiana.
Siamo partiti dal confine tra la Old Town e la New Town, segnato da Princess Street. I due appellativi sono utili a distinguerle, ma anche la New Town tanto nuova non è, poiché risale ad un progetto di riqualificazione urbanistica del Settecento. Infatti, all’epoca la situazione igienico-sanitaria di Edimburgo, nonché quella sociale legata alla criminalità, era a dir poco drammatica, quindi le classi sociali più abbienti decisero di costruirsi un nuovo spazio più idoneo al proprio status e prendere le distanze da miseria e povertà.
Dove le due città si toccano, ha subito attratto la nostra attenzione il colossale monumento a Sir Walter Scott, il più grande dedicato a uno scrittore. La suggestiva costruzione è in stile gotico ma fu realizzata soltanto nel 1846. E’ possibile visitare il monumento e salire fino in cima al costo di 9,10€.
Da Princess Street ci siamo subito infilati nei Princess Gardens. All’interno di questi giardini ci sono molte cose a cui rivolgere l’attenzione. Per prima cosa lo stesso parco risulta già di per sé molto particolare per la sua conformazione. Si tratta infatti di un profondo avvallamento ai piedi della collina su cui sorge il castello. Proprio attratti dal suo strano aspetto, estremamente scosceso, abbiamo deciso di entrare, per scoprire che si tratta in effetti di un antico lago, il Nor Loch, che è stato poi drenato e bonificato nel 1800. Il lago era infatti un luogo estremamente insalubre, dal momento che vi si gettavano i cadaveri.
Nel parco si trova poi il monumento all’Orso Soldato; il suo nome era Wojtek. Quest’orso fu adottato dall’esercito polacco durante le seconda Guerra Mondiale e considerato a tutti gli effetti parte dell’esercito. Girovagando potrete poi ammirare l’ottocentesca Ross Fountain, l’orologio floreale, il pittoresco cottage del Giardiniere e il monumento agli scozzesi caduti durante la Prima Guerra Mondiale.





Siamo usciti dal parco richiamati dal suono di una cornamusa. A Edimburgo non è insolito trovare musicisti di strada che suonano il celebre strumento e ai quali è bene lasciare qualche moneta. Questo è l’unico motivo per cui vi consiglierei di ritirare qualche contante, per lasciare un’offerta a questi artisti che creano un’atmosfera davvero unica con i loro spettacoli. In effetti a parte questo non c’è motivo di portare contanti con sé, dato che è possibile pagare qualsiasi cosa e ovunque con la carta.
Da qui siamo saliti lungo The Mound diretti verso Castlehill. Volevamo dare uno sguardo al Castello di Edimburgo, il quale avrebbe meritato sicuramente una visita più approfondita, ma avendo non molto tempo a disposizione e essendo il biglietto abbastanza costoso (20,50€), abbiamo deciso di ammirare quel che si poteva dall’esterno e poi procedere oltre. Lasciandosi il castello alle spalle si percorrono Lawnmarket e poi High Street, che già compongono il Royal Mile, il miglio reale. La particolare lunghezza di questa strada, 1800 metri, ha dato anche vita a una nuova unità di misura: il miglio scozzese. Royal Mile connette il Castello a Holyroodhouse, la residenza reale in Scozia.




Lungo questa strada si possono fare molte le deviazioni interessanti per ammirare il volto più autentico di Edimburgo. Imperdibili sono i closes, cioè le piccolissime strade che così si chiamano poiché un tempo erano vicoli ciechi. I closes sono a decine, sia sul lato sinistro che su quello destro del Royal Mile, ma alcuni sono ovviamente più interessanti di altri. I close che noi abbiamo visitato sono: Advocate’s Close (qui si trova anche il Museo degli Scrittori), Jollie’s Close, Lady Stair’s Close, Paisley Close e The World’s End Close. Qui si trova anche l’omonimo pub nel quale abbiamo cenato quella sera, ma ne parlerò in fondo all’articolo nel paragrafo dedicato a I migliori pub di Edimburgo. Di fronte al pub si trova un edificio di importanza storica, la casa di John Knox, noto personaggio storico scozzese. John Knox fu un teologo protestante, che coi suoi sermoni contribuì fra l’altro a far deporre e condannare la regina Maria Stuarda.








Lungo il Royal Mile si trova poi la cattedrale di Sant’Egidio, un meraviglioso esempio di architettura gotica scozzese. La chiesa fu costruita nel 1124 da re David I. Il suo nome può essere fuorviante, poiché in realtà non possiede il titolo di cattedrale, non trattandosi di sede vescovile. Lo è stata solo in alcuni periodi. Nella chiesa ci sono molti dettagli e decorazioni che attraggono lo sguardo, come gli stendardi appesi al soffitto, le bellissime vetrate colorate e molte targhe che commemorano importanti personaggi, come quella dedicata a James Young Simpsons, colui che scoprì il potere anestetico del cloroformio. Oltre poi alla statua di John Knox, la cosa più bella è certamente la cappella del cardo o Thistle Chapel, dedicata all’ordine dei Cavalieri del Cardo. La cappella è decorata con sculture raffiguranti angeli e animali; tra le più caratteristiche c’è l’angelo che suona la cornamusa.




Dopo la Cattedrale abbiamo deviato dal Royal Mile per andare a visitare il famoso locale in cui JK Rowling trasse ispirazione e scrisse il primo volume di Harry Potter: the Elephant House. Probabilmente la nostra iella deve aver colpito anche questo posto che purtroppo è stato distrutto da un incendio ad agosto del 2022, motivo per cui l’abbiamo trovato chiuso. Tuttavia, un cartello sulla parete invita a fare un salto al Museum Context, un negozio a tema Harry Potter che vende un’infinita quantità di bellissime cavolate. E chi sono io per tirarmi indietro dal dare un’occhiata a un posto simile, tanto più che si trova su Victoria Street, una delle strade più belle di Edimburgo. Questa strada fu infatti progettata dall’architetto Thomas Hamilton che creò un pittoresco connubio tra l’anima antica della città e lo stile fiammingo, inserendo alcuni edifici dalle facciate colorate.
Da qui siamo tornati ancora una volta lungo il Royal Mile per fare un’altra tappa dedicata a Harry Potter. Di fronte all’ingresso delle City Chambers, il luogo in cui si riunisce il consiglio della città, si trovano infatti le impronte delle mani della scrittrice JK Rowling, parte di una piccola Walk of Fame scozzese. Da qui si accede anche al close più famoso della città: il Real Mary King’s Close. Questo close è oggi chiuso – scusate il gioco di parole – ed è visitabile solo tramite visita guidata. Ormai parzialmente sotto terra, è un vero e proprio spaccato storico che racchiude secoli di aneddoti. La sua peculiarità è quella di essersi conservato perfettamente, un frammento congelato dell’antica Edimburgo. A questo close si lega la triste vicenda di una bambina qui abbandonata a morire da parte dei genitori durante un’epidemia di peste. Non è certo l’unica delle tantissime storie macabre e torbide che si tramandano a Edimburgo. Si dice infatti che le anime dei malati infetti ancora infestino i vicoli dove vennero murati e lasciati a morire del brutto morbo. La visita guidata è in costume e animata, motivo per cui Carlo non ha voluto partecipare e un po’ mi pento di non avere insistito perché mi è rimasta la voglia di vederlo.








Proseguendo ancora su Royal Mile e poi svoltando a sinistra su North Bridge, si raggiunge in dieci minuti uno dei parchi più famosi città, Calton Hill. Siamo arrivati qui nel primo pomeriggio dopo aver preso un bel po’ di pioggia, quindi eravamo molto stropicciati. Abbiamo tentato di farci qualche foto, ma come sempre è finita che il panorama ci ha stracciati.
Anche questo parco ha una conformazione collinare, da attribuirsi alla sua nascita conseguentem ad una violenta attività vulcanica avvenuta circa 340 milioni di anni fa. Calton Hill, oltre ad essere quindi un vulcano spento, è stata anche fino al XVIII secolo la sede del consiglio cittadino, quando divenne poi uno dei primi parchi pubblici del Regno Unito. Nel parco ci sono numerosi monumenti in stile neoclassico, molti dei quali opera dell’architetto Playfair. Di questi fa parte il Dugald Steward Monument, il tempietto circolare che rende questo posto tanto riconoscibile. Intorno si ammirano poi il vecchio osservatorio astronomico, il Nelson Monument e il Monumento Nazionale Scozzese, ispirato al Partenone. Non a caso Calton Hill è detta anche l’Acropoli della città. Al parco si lega poi un’altra delle storie di fantasmi di Edimburgo. Si dice infatti che qui un suonatore di tamburello fu rapito dalle fate una sera che non si presentò per intrattenerle con la propria musica. Ancora oggi c’è chi afferma che il giovedì notte è possibile udire il suono di un tamburo provenire dalla cima della collina, ma del ragazzo è stata persa ogni traccia.
Se siete interessati alle storie di fantasmi e a farvi suggestionare, ci sono moltissime possibilità di partecipare a tour a tema anche notturni.





Per concludere la giornata siamo tornati nella Old Town per visitare forse il posto che ho preferito fra tutti, il cimitero di Greyfriars Kirkyard. Questo cimitero è una delle attrazioni più gettonate di tutta la città, sicuramente per le inquietanti meraviglie che vi si incontrano e per la forte suggestione che ne deriva. Personalmente ho una passione smodata per i cimiteri e nello specifico per i cimiteri anglosassoni che, venendo lasciati molto più “a se stessi” rispetto ai nostri, potremmo dire nelle mani del tempo, si mostrano molto più spettrali. Infatti si trovano spesso tombe sfondate, lapidi crollate o spezzate. Tutto questo concorre certo a creare un’atmosfera molto oscura; immaginate poi con la pioggia, gli alberi parzialmente spogli, i tappeti di foglie arancio, giallo e rosso a terra e i corvi gracchianti. Sembra proprio di trovarsi in un film dell’orrore.
Nel cimitero si trovano moltissime tombe anche antiche, dal momento che qui sono state sepolte migliaia di persone dal 1500 al 1800. Fra queste, anche molte personalità illustri scozzesi. Molte tombe sono vere e proprie opere d’arte, ricche di simboli e decorazioni macabre dai significati alle volte misteriosi. Nel cimitero si incontra poi un frammento dell’antico Flodden Wall, il muro costruito nel 1560 per proteggere la città dell’invasione inglese, così chiamato in onore della vittoriosa battaglia di Flodden del 1513.
A Greyfriars Kirkyard si trova anche qualcosa di veramente curioso! Si tratta delle antiche gabbie (mortsafes) con cui nell’Ottocento si proteggevano le tombe dai furti di cadaveri. Qui infatti c’è un’altra storia inquietante che merita di essere raccontata, quella dei due serial killer Burke e Hare, i quali crearono un vero e proprio contrabbando di cadaveri. Infatti, i medici e i chirurghi dell’epoca erano disposti a comprare sottobanco cadaveri per effettuare i propri studi anatomici. Inizialmente i morti venivano trafugati dalle tombe ed è per questo che si vedono ancora oggi delle grandi gabbie a protezione delle sepolture. Successivamente, i due trovarono un modo più redditizio e veloce di reperire i cadaveri, ovvero uccidendo le persone. Le vittime erano generalmente indigenti, prostitute e poveri che reperivano nei quartieri più malfamati, contribuendo a seminare panico e orrore in tutta Edimburgo.
Infine, di fronte all’entrata si può ammirare la più triste delle tombe, quella del cagnolino Bobby. Il piccolo Bobby, quando il suo padrone, John Gray, morì, non lasciò mai più la tomba vegliandola per 14 anni e facendo del cimitero la propria casa. In suo onore fu infine sepolto qui anche Bobby e un’ulteriore statua lo ricorda sul ponte George IV.











Edimburgo Giorno 2 – West End, Dean Village e Leith
Il secondo e ultimo giorno a Edimburgo ci siamo dedicati ad alcune zone più defilate. In autobus abbiamo raggiunto il West End e camminato fino alla Scottish National Gallery of Modern Art attraversando un bellissimo quartiere residenziale che mi ha davvero fatto venire voglia di lasciare tutto e implorare per la cittadinanza britannica. I musei statali nel Regno Unito sono gratuiti, ma abbiamo deciso di visitare soltanto questo per ragiono di tempo. È stata un’ottima scelta. La Galleria Nazionale di Arte Moderna si suddivide in due dipartimenti, la Modern One e Modern Two. Quest’ultima era chiusa, ma anche solo poter visitare uno dei due edifici è stata un’esperienza interessante. Il contesto in cui si trova la Modern One è bellissimo. L’edificio è in stile neoclassico e affaccia su un giardino di sculture progettato dall’architetto Charles Jencks, il quale ha riprodotto una elegante zona collinare con stagni curvilinei. Il giardino è di per sé un’opera dal titolo Landform. All’interno del museo si trova invece un’importante collezione di opere surrealiste e di artisti di rilevanza mondiale, come Munch, Mirò e Damien Hirst.







Dal museo si raggiunge velocemente un’altra delle più importanti attrazioni di Edimburgo, il Dean Village. Questo pittoresco quartiere è stato a lungo un villaggio a sé stante che ha prosperato nei secoli grazie alla presenza di mulini e alla produzione di farina e conseguente approvvigionamento della città. In epoca moderna, a causa di alcune modifiche urbanistiche, fu isolato e andò incontro ad un rapido degrado, divenendo negli anni ’60 addirittura uno dei posti più malfamati della città. La situazione è stata fortunatamente ben presto risolta e Dean Village è stato tramutato in un esclusivo quartiere residenziale. Il posto è molto frequentato, quindi valutate bene a che ore visitarlo perché fare una fotografia potrebbe essere difficoltoso!
Una cosa assolutamente da fare a Edimburgo se vi trovate in zona è poi la Water of Leith Walkway. Si tratta di un percorso che si può decidere di fare a piedi o in bicicletta lungo in totale 20 km, ma frazionabile a piacimento.
Water of Leith Walkway attraversa tutta Edimburgo passando anche per Dean Village. Noi ne abbiamo percorso circa 3 miglia fino e a Leith, il porto fluviale. Per farlo abbiamo impiegato due ore e mezza, facendo numerose soste. Sul sito ufficiale trovate anche un’audio guida che parla delle tappe più importanti lungo la camminata e la possibilità di acquistare la mappa cartacea. Questa lunga passeggiata permette di scoprire la Edimburgo più vera e osservare zone lontane dal centro ma comunque molto belle. La camminata è semplicissima e basta seguire la passeggiata la segnaletica predisposta che si ripete frequentemente, quindi perdersi non è davvero impossibile, anche senza l’utilizzo di Google Maps. Si attraversano verdi parchi e graziosi quartieri come Stockbridge, dove, tra l’altro, essendo domenica, abbiamo trovato aperto il Mercato di Stockbridge. Allestito ogni domenica dalle 10 alle 15, ai banchi si vendono prodotti gastronomici, artigianali e street food.







Da Stockbridge, in circa 20 minuti, siamo arrivati ai Royal Botanic Gardens prendendo una piccola deviazione dalla Water of Leith Walkway. L’orto botanico è gratuito, pertanto abbiamo deciso di attraversarlo e immergerci nel verde per ammirare alcune delle centinaia specie arboree che vi sono conservate. Da un paio di anni giardini, orti botanici e parchi sono il mio feticismo e se ne vedo uno mi ci infilo, tanto meglio è se sono gratuiti!
Abbiamo proseguito poi fino al porto fluviale di Leith, costeggiando sempre il fiume Leith, che dà appunto il nome alla passeggiata.
Leith si presenta molto diversa dalla Edimburgo classica poiché è un quartiere lievemente più anonimo e moderno, incentrato unicamente sul porto. Il principale, e forse unico, motivo per arrivare a Leith è visitare lo Yacht Britannia, vale a dire il panfilo reale con cui i reali a lungo hanno viaggiato tra le colonie. Oggi è stato trasformato in un museo che ci siamo interrogati a lungo se visitare o meno, ma poi abbiamo desistito per il prezzo eccessivo del biglietto, di ben 20,90€. A posteriori posso dire che abbiamo fatto bene a rinunciare alla visita di un po’ di cose a pagamento perché, una volta arrivata a casa, quando ho fatto il calcolo di quanto avevo speso, mi è preso un colpo. La Scozia è davvero cara, ma merita ogni centesimo.
Per tornare verso il centro si può prendere l’autobus e in circa 20 minuti si raggiunge nuovamente Princess Street.







I migliori pub di Edimburgo
Non sono un’esperta di alcolici, che siano essi vini, superalcolici o altro, ma amo la birra e soprattutto amo i pub in stile nordico, quelli scuri con i soffitti bassi, con le luci soffuse, con le moquette dalle fantasie damascate, quelli in cui fa sempre caldo anche quando fuori c’è il più rigido degli inverni, quelli in cui risuona sempre della musica folk suonata dal vivo, quelli in cui si entra e si respira l’odore di salse e tortini di carne, quelli che ti avvolgono mentre una birra dopo l’altra ti culla verso la totale leggerezza. Bene, Edimburgo è questo e molto altro. Con centinaia di pub soltanto tra la New Town e la Old Town, Edimburgo offre l’imbarazzo della scelta; infatti i pub che vado a indicare sono soltanto quelli che ho avuto modo di provare; alla fine ho messo una lista di altri pub che avrei voluto provare, ma non è stato possibile.
Abbiamo iniziato dal The Amber Rose, all’angolo tra Rose Street e Castle Street. Siamo nella New Town e ci ha portati qui lo stomaco. Erano le 21:30 quando siamo arrivati in centro a Edimburgo e questo è stato l’unico pub nelle vicinanze a servirci del cibo a quell’ora. The Amber Rose serve il classico cibo da pub senza infamia e senza lode, ma è stato divertente perché abbiamo ascoltato un po’ di musica dal vivo. Il pub è il posto perfetto per guardare la partita in compagnia da una delle diverse tv alle pareti, mentre tra una birra e l’altra ci si lascia andare a grida e danze. La domenica servono l’arrosto!
La seconda sera abbiamo cenato al The World’s End Pub su High Street. Prima di entrare dentro ad uno dei locali storici della città, voglio darvi un piccolo consiglio di grande valenza: non uscite per andare a cena dopo le 19:30 sperando di infilarvi in un ristorante a caso e essere serviti perché non è possibile, soprattutto nel weekend. Il mio suggerimento è individuare il locale di vostra preferenza già dal mattino o dai giorni prima e provare a prenotare online (molti pub lo permettono), oppure passandoci davanti nel pomeriggio e fermando un tavolo per la sera. Tenete conto che la seconda metà del pomeriggio per loro è già sera! Noi siamo usciti di camera alle 18 e siamo arrivati poco dopo. Il pub era affollato come in Italia lo sono alle 22.00. Sebbene fosse presto, ci hanno comunque fatto attendere all’interno per 45 minuti prima di farci sedere.
The World’s End Pub è famoso per il suo fish and chips e anche qui mi sono sentita di doverne verificare la qualità. Buonissimo e probabilmente era la porzione più grande del mondo.
Ma veniamo al nome. Questo pub prende il nome dal close lì a fianco che a sua volta è così chiamato perché in questo punto della città passavano le mura antiche, il Flodden Wall, che era definito proprio la fine del mondo, essendo molti abitanti convinti che al di là della città non ci fosse essere altro.
Con già due birre medie in corpo, ci siamo spostati al The Piper’s Rest, dove ci aspettavamo della musica dal vivo, ma probabilmente era troppo presto, o troppo tardi, quindi ci siamo accontentati di un’ultima birra prima di andare a dormire.







La terza e ultima sera ci siamo invece concentrati su due pub nella New Town. Abbiamo cenato in uno dei locali più belli che abbia visto in vita mia, un delizioso e accogliente library pub lungo Frederick Street, The Queens Arms.
Si tratta di un pub con pareti tappezzate di scaffali pieni di libri. L’arredo è elegante e estremamente confortevole e gli spazi per mangiare sono ognuno appartato nella propria intimità. Al tutto fa guadagnare ulteriori punti il fatto che i minorenni non sono ammessi dopo le 20, ma i cani sì. Il mondo che vorrei.
Al The Queens Arms abbiamo mangiato una zucca alla Wellington veramente eccezionale!
Per concludere, siamo poi andati tornati su Rose Street per bere in uno dei pub più pieni di cianfrusaglie che esistano al mondo probabilmente. Eravamo al Dirty Dick’s. il nome è decisamente ambiguo, ma qui si respira la vera atmosfera del tipico pub appartato e quasi claustrofobico. Lo spazio non è piccolo ma è affastellato di oggetti che ricoprono ogni centimetro delle stanze, dai pavimenti, alle pareti, ai soffitti. Abbiamo condiviso il tavolo con altre persone, una cosa impensabile in Itali, ma che io adoro. Ognuno portava avanti la propria conversazione e la propria serata senza minimamente disturbare gli altri con grida o urla moleste. In posti come questo riesco finalmente a trovare il mio centro.

Di seguito invece tutti i pub che mi ero segnata ma che non sono riuscita a provare, ma posso aggiungere che sbagliare è difficile. Edimburgo è il paradiso dei pub: The Standing Order, Jolly Judge, Whisky Bar, Sandy Bells, Royal Oak, The Guildford Arms, The Bailie Bar, The Antiquery Bar.
[…] inclusi i quartieri periferici e un paio di musei. Per tutto quello che c’è da sapere per visitare Edimburgo in due giorni, dove mangiare, quali pub non perdersi e come spostarsi leggi l’articolo […]