Per quanto non sia certo nella mia top 5 delle capitali, vale comunque la pena considerare Bruxelles per un weekend fuori porta o come punto di partenza per un tour del Belgio. Il centro storico ha indubbiamente un appeal estetico particolarmente accattivante, sontuoso, elegante, pieno di musei ricchi d’arte, street art e bellissime piazze. Bruxelles ha molto da offrire e anche soltanto la birra e la cioccolata sono due validi motivi per andarci.
Bruxelles: quanto stare, volo, alloggio, costi e organizzazione
In soli tre giorni è possibile visitare tutto quello che c’è di più interessante a Bruxelles, incluso il vicino villaggio di Bruges. Volendo poi magari fare dei tour guidati, degustazioni e visite alle birrerie, oppure volendo visitare tutti i musei, occorrono un paio di giorni in più. Noi, in 3 giorni circa, siamo riuscite a vedere tutto ciò che è imperdibile, sfruttando al massimo le giornate ma senza fretta.
Bruxelles è una meta che si raggiunge velocemente e a prezzi contenuti. Per il volo a/r da Pisa ho speso 83€ viaggiando con Ryanair. Dico ho perché le mie amiche hanno scelto di pagare sia il posto a sedere che il bagaglio a mano, per circa 50€ in più. La mia filosofia però è che ogni costo superfluo si taglia, sempre.
Per dormire abbiamo prenotato un appartamento su Airbnb, con buon anticipo (4 mesi prima), in pieno centro, a pochi passi dalla Grand Place, 10 minuti a piedi dalla Stazione Centrale e 20 dalla Stazione di Bruxelles Midi. Abbiamo speso 82€ a testa per 3 notti, con bagno privato e la possibilità di utilizzare la cucina e quindi di abbattere ulteriormente i costi cucinando a casa. Mi sento assolutamente di consigliarlo: economico, posizione perfetta, spazi ampi e con tutte le comodità.
Veniamo ai trasporti cittadini. Per capire come raggiungere il centro di Bruxelles dall’aeroporto di Charleroi ci abbiamo messo un po. Ci sono varie alternative, tutte decisamente troppo care. L’aeroporto di Charleroi dista circa 1 ora dal centro e per raggiungerlo il modo più economico è prendere il pullman. Il servizio si chiama flibco e consiste in una navetta che connette il terminal degli arrivi con la stazione di Bruxelles Midi. Il costo di sola andata è di 17€, quindi 34€ a/r. Manco in Islanda. I biglietti si comprano alle macchinette all’uscita dell’aeroporto oppure, se volete pagare in contanti, c’è una biglietteria anche subito fuori dagli arrivi. Se arrivate assetati come noi, non fate l’errore di acquistare l’acqua alle macchinette automatiche, dove una bottiglia costa 3€; resistendo un paio di minuti, si trova un mini market interno all’aeroporto, di fronte all’uscita, che vende l’acqua alla metà del prezzo.

Per muoversi in centro ci sono gli autobus e la metropolitana. Assolutamente efficienti, peccato che una corsa singola costi 2,60€! Se si pensa di utilizzare abbastanza spesso i mezzi pubblici consiglio di acquistare il biglietto giornaliero per 8€.
Se come noi poi, gli orari di arrivo e partenza sono incompatibili con quelli di check in e check out dell’alloggio, non sarà particolarmente drammatico, perchè in città ci sono moltissimi luoghi in cui depositare i bagagli. Oltre che nelle stazioni, è possibile lasciare le valigie presso molti esercizi commerciali della città che aderiscono al servizio LuggageHero. Tramite geolocalizzazione poter trovare velocemente il più vicino a voi. Il deposito costa tra 1,30€ e i 2€ l’ora (8-10€ per 24h). Un’altra opzione è Radical Storage, che funziona in modo analogo. Noi abbiamo prenotato con la app per un solo bagaglio e gli altri li abbiamo lasciati in nero, in questo modo abbiamo pagato 5€ a valigia per l’intera giornata.
Infine, musei e attrazioni hanno costi abbastanza nella media e un biglietto di accesso costa tra gli 8€ e i 15€. Facendo due conti veloci, se si intendono visitare i musei, conviene acquistare la Brussels Card. Quella che abbiamo acquistato noi, valida per 48h, costa 42€. Aggiungendo 15€ si ha accesso illimitato anche ai trasporti pubblici per la stessa quantità di tempo. La card comprende una cinquantina di attrazioni turistiche ad accesso gratuito e agevolazioni in numerosi esercizi commerciali, tra cui una birra gratis al locale Beer Project.
In definitiva, tirando le somme sui costi, Bruxelles è davvero troppo cara e per alcuni aspetti anche più di città notoriamente costose come Copenhagen ed Edimburgo.
Costo totale per 4 giorni di viaggio: 460€ tutto incluso.
Cosa fare e vedere a Bruxelles in meno di due giorni
PRIMO POMERIGGIO / SERA
Il primo giorno siamo arrivate in centro intorno alle 14.00. Il check in in per il nostro appartamento sarebbe stato alle 16.00. Meno pratico di così sarebbe stato difficile. Quindi, senza neppure passare dal via, abbiamo iniziato la nostra visita della città approfittando delle ultime ore di apertura dei musei, portando con noi i trolley.
Abbiamo pranzato probabilmente nel posto più sudicio della città che non merita affatto menzione. L’ingrediente base è probabilmente il sudore del cuoco e il ragazzo che serve al banco si è sincerato di toccare ogni singola nugget di pollo a mani nude. Placata la fame, ci siamo subito dirette verso la Grand Place, o Grote Markt, la piazza principale di Bruxelles. Su questa piazza, ritenuta tra le più belle del mondo, si affacciano i palazzi delle corporazioni, il municipio e la Maison du Roi. La piazza è effettivamente molto bella, brulicante di vita e fulgida delle decorazioni dorate che ornano le facciate. Tra tutti gli edifici che qui avremmo potuto visitare, abbiamo scelto il museo della birra, incluso nella Brussels Card (senza card sono 5€ con birra inclusa). La visita non richiede molto tempo; il museo consiste di sole due sale: nella prima si espongono cimeli e strumenti di lavorazione, la seconda sala è invece dedicata al processo di produzione della birra. In entrambi gli spazi è possibile bere la birra che è inclusa nel biglietto.





Più tardi siamo andate al Museo Magritte, che si raggiunge attraversando a piedi il centro storico di Bruxelles, che ho trovato bellissimo, a dispetto dei commenti negativi sulla città. Il contesto è molto affascinante, con gli edifici che fondono lo stile gotico fiammingo a dettagli in stile liberty.
Certo, allontanandosi dal centro, i quartieri si fanno più squallidi e degradati e talvolta si ha la percezione di non essere perfettamente al sicuro.
Il Museo Magritte si trova all’interno del grande complesso dei Royal Museums of Fine Art of Belgium, che comprende altri cinque musei. Quattro di essi, il Museo Magritte, il Musée Fin-de-Siècle, Musée Oldmasters e il Musée Modern Museum, si trovano in cima alla Kunstberg, il monte delle arti. Visitare tutti questi musei richiederebbe diverse ore, ma a noi interessava solo l’esposizione del grande artista surrealista. Il biglietto, soltanto per Magritte, costa 10€, ma con la card si entra gratis (così come in tutti gli altri musei reali). Il Museo Magritte si divide in 3 livelli che affrontano dal punto di vista biografico l’intera produzione del pittore; al suo interno ci sono decine di opere al contempo stupende e inquietanti, incluse quelle derivanti dall’influenza dell’impressionismo, delle quali non conoscevo l’esistenza.
Il museo chiude alle 18.00, ma già da un’ora prima, ogni singolo operatore ci tiene a ricordare che la chiusura è vicina e che i visitatori dovranno lasciare le sale 15 minuti prima. Da operatore museale dico che dovremmo guardare di più come funziona all’estero e farci meno scrupoli a cacciare i visitatori inopportuni.

Dopo, siamo andate per un veloce pit-stop all’appartamento per lasciare finalmente le valigie e uscire poco più tardi per cena. La prima sera abbiamo cenato in uno dei ristoranti più consigliati di Bruxelles, Fin de Siècle. Le centinaia di recensioni positive non sono poi così appropriate forse; ho visto posti migliori, come il ristorante scozzese affacciato sul lago Loch Ness. Ad ogni modo, qui è possibile mangiare alcune specialità locali molto gustose, come la Carbonade Flamande e lo Stinco di Maiale con salsa alla senape. Costo della cena: 23€ a persona, piatto unico e birra. In questo ristorante non si può prenotare il posto a sedere, ma bisogna mettersi in fila e aspettare che un tavolo si liberi. L’attesa è più che fattibile, noi abbiamo aspettato meno di mezz’ora.
Per concludere la serata, siamo andate al Delirium Village, un complesso di pub che vanta il più vasto assortimento di birre in Europa. Questo locale, che in realtà racchiude otto bar diversi, è un luogo in cui perdersi veramente! Mi ha ricordato un po lo Szimpla Kert a Budapest, diviso in settori e sale, da quelle per una birra in tranquillità a quelle per una birra ballando. Basta che la birra ci sia. La protagonista è tuttavia, ovviamente, la Delirium, in tre tipologie: la rossa, la nocturnum e la tremens. Quest’ultima, una chiara belga ad alta gradazione, è sicuramente la più gettonata; tutte si servono nel tipico calice decorato con gli elefantini rosa, in vendita anche come gadget ad uno dei banconi. Al Delirium poi è possibile anche fare una degustazione di birre: 10 birre da 10ml per 25€.
In fondo alla strada, Imp. de la Fidélité, fuori dal pub, si trova anche una nota attrazione di Bruxelles, la Jenneke-Pis, la bambina che piscia, protetta da una gabbia.
La notte a Bruxelles nel weekend è giovane, ma noi no, quindi per mezzanotte siamo rientrate perchè il giorno seguente non sarebbe certo stato di riposo.






GIORNO 2
Il secondo giorno abbiamo iniziato la mattinata con una colazione a base dei tipici waffle presso la catena Waffle Factory, dove si servono waffles sia salati che dolci. Il costo di un waffle oscilla dai 5€ agli 11€, in base alla dimensione e ai condimenti. Qui ho scoperto che esistono due tipi di waffle belga: quello tipico di Bruxelles è rettangolare e contiene meno zucchero, mentre quello più piccolo e rotondo proviene da Liegi.



Usando la metropolitana siamo andate nel posto forse più iconico di Bruxelles, l’Atomnium. L’edificio dell’atomo dista circa mezz’ora dal centro con i mezzi. La visita non è inclusa nella Brusells Card, c’è solo uno sconto, perciò si pagano 12€. La visita all’interno dell’atomo, che vale assolutamente la pena, si compone di diversi step. Si inizia con l’ultimo piano, il quinto, dove si ha una vista panoramica totale sulla città di Bruxelles. Quel giorno siamo state anche abbastanza fortunate, perchè, per quanto il cielo fosse nuvoloso, quantomeno non c’era foschia. L’itinerario prosegue all’interno delle altre sfere, dove c’è un’esposizione relativa alla costruzione dell’atomo e una bellissima sezione dedicata alle esibizioni temporanee; noi abbiamo trovato un’installazione luminosa e sonora decisamente d’effetto.
Per l’Atomo mettete in conto un’ora e mezza e da qui potete poi decidere di effettuare alcune tappe tornando verso il centro: il Museo del Cioccolato Belga (da non confondere con Il Museo del Cioccolato Choco-Story) e la Casa Museo di Magritte. Anche questi sono compresi nella card. Noi abbiamo scelto la Casa Museo di Magritte, il quale comprende, non solo gli appartamenti di Magritte, ma anche un’altra abitazione che ospita un’esibizione di arte astratta. Purtroppo non mi sento di consigliarlo particolarmente. E’ carino ma un po’ troppo dislocato e l’esibizione interna non troppo avvincente. Di Magritte c’è ben poco, più che altro cimeli e riproduzioni di opere andate perdute.








Un pochino deluse quinidi, siamo tornate in centro per andare a vedere il famoso Manneken-Pis, il bambino che piscia e lo abbiamo trovato abbigliato per un’occasione speciale che però non abbiamo capito perfettamente; si trattava dell’investitura forse di una sorta di rito di un ordine o fratellanza particolare. Qui ho scoperto che il bambino che piscia viene vestito ben 36 volte l’anno e che esiste addirittura un museo a Bruxelles dedicato ai costumi creati per lui, il Garderobe Menneken Pis.
A due passi da qui si trova il Museo del Cioccolato – Choco Story. Il biglietto costerebbe 13€, ma ancora una volta era incluso nella card. Il museo è dedicato alla storia del cioccolato, alla sua importazione in Europa e alla sua preparazione. L’esposizione consiste prevalentemente di ricostruzioni, riproduzioni e scenari esplicativi, il tutto completato dalle spiegazioni dell’audioguida. Una delle parti più belle è la vastissima collezione di tazze, tutte diverse in base al periodo di provenienza e utilizzo: c’è quella per carrozza, la prima tazza coi manici, quella per gli uomini coi baffi e così via.
Strada facendo si imparano tante cose sul cioccolato, sul ruolo che ha avuto nei secoli per le diverse civiltà, dagli aztechi alle corti europee. Sappiamo tutti che il cioccolato ha tra l’altro proprietà afrodisiache e fu quindi a lungo la bevanda offerta dai signori alle signore nel caso di intenzioni maliziose. Se oggi tuttavia è un vizio, reso appetibile dallo zucchero, il cioccolato ebbe origine in centro America e veniva già bevuto da maya e aztechi secondo una ricetta molto diversa dalla nostra, densa, piccante e amara. Oggi, i maggiori centri di produzione si sono spostati in Africa, tra Costa d’Avorio e Ghana.
Ma allora viene da chiedersi perchè il cioccolato sia una specialità belga. Semplicemente perché fu il primo territorio europeo ad entrare in contatto con questo ingrediente. Arrivava via mare a Bruges e Anversa direttamente dal Centro America. Un’altra eccellenza arrivò poi nel 1912, quando Jean Neuhaus inventò la pralina.
Per far fruttare al massimo la card, nel pomeriggio ci siamo sparate anche il quarto museo della giornata, la Centrale Contemporary. In una centrale elettrica dismessa è stato ricavato un centro per l’arte contemporanea che ospita mostre temporanee. La mostra non era particolarmente bella, ma il quartiere ben si presta a una passeggiata. Ci troviamo in una zona dedicata al commercio del pesce, brulicanti di ristoranti di mare, pescherie e chiostri di street food. Nella piazza su cui si affaccia la Centrale, si può ammirare la chiesa di Santa Caterina. Dando le spalle alla chiesa, si cammina fino a quella che è appunto Marche aux Poissons, una piazza che ospita una grande vasca che però noi abbiamo trovato vuota. Da questa piazza si può osservare una torre circolare del 1100 inglobata dalla Chiesa di Santa Caterina. Da Rue de Peuplier poi si arriva alla chiesa di San Giovanni Battista.
Ultima tappa è stata la terza delle tre sculture che pisciano, il cane che piscia o Het Zinneke. Decisamente la mia preferita. È la più grande delle tre e si può osservare da vicino. Il cane è anche la scultura più recente, realizzata da Tom Frantzen come omaggio alla città. Infatti si tratta non a caso di un meticcio, in riferimento alla multietnicità che contraddistingue Bruxelles.










Il terzo giorno del nostro viaggio ci siamo dedicate a una gita fuori porta e abbiamo visitato due bellissime città delle Fiandre, Bruges e Gent. Leggi l’articolo Bruges: visita alla perla delle Fiandre e Breve itinerario nel centro di Gand (IN ARRIVO PROSSIMAMENTE).
TERZA MATTINA
Il quarto e ultimo giorno abbiamo approfittato del fatto che il nostro volo fosse alle 18.00 e abbiamo proseguito la visita di Bruxelles. Ci siamo alzate con calma e la prima cosa da fare è stato depositare i bagagli. La giornata non era delle migliori, la pioggia non ci ha lsciate per tutto il giorno; per questo abbiamo pensato di visitare un luogo al coperto. L’idea era quella di visitare il Parlamento Europeo, sicuramente uno dei luoghi più importanti a Bruxelles. Il Parlamento si trova a circa 15 minuti di autobus dal centro e si raggiunge abbastanza facilmente. Alcune delle aree interne sono visitabili e sono completamente gratuite. Una volta arrivate nella agorà su cui si affacciano i diversi edifici, abbiamo trovato qualche difficoltà nel reperire informazioni, o forse era stato soltanto il disagio che ci stavano procurando pioggia e vento. Dopo un po’ siamo riuscite ad entrare. Per effettuare la visita bisogna fare una breve registrazione online sul posto, dopodiché passare i controlli al metal detector e infine mettere gli effetti personali nei locker elettronici. Qui ci siamo arenate e la nostra visita al Parlamento è miseramente fallita. L’armadietto ha pensato di sequestrare la borsa a Virginia e abbiamo trascorso i seguenti 20 minuti nel tentativo di sbloccarlo. Ci sono voluti non meno di tre operatori del Parlamento Europeo e un cacciavite per risolvere il problema.
Ormai scoraggiate, infastidite e data l’ora, siamo tornate in centro. Nel mentre, come se l’episodio dell’armadietto non fosse bastato, l’autobus ci ha anche derubate di 7,50€ a testa nel tentativo di fare il biglietto a bordo. La situazione si stava facendo sempre più disdicevole e abbiamo chiuso il cerchio mangiandoci un waffle carico di zuccheri e grassi, in piedi, sotto la pioggia, tra i piccioni.
Ci restava giusto il tempo per fare un po’ di shopping, o almeno provarci, nelle numerose cioccolaterie che si susseguono nelle strade. Molte delle più importanti cioccolaterie si trovano nelle Galeries Royales Saint Hubert, come Neuhaus. Noi ci siamo limitate ad osservare le vetrine, entrare, guardare i prezzi, inorridire e uscire nuovamente a mani vuote.
Un’altra cosa da fare camminando per le strade di Bruxelles è ammirare anche in numerosi murales che decorano le pareti dei palazzi. Queste opere di street art sono molto particolari poiché fanno parte di un progetto dedicato al mondo del fumetto. Infatti, ciascun muro rappresenta una scena di un fumetto famoso come Tintin, i Puffi e molti altri. Su ogni muro, inquadrando un DR Code si può accedere ad una breve ma esaustiva spiegazione. Il Belgio infatti è la patria di questo genere letterario e artistico.




Come ultima cosa, prima di tornare in aeroporto, abbiamo dato un ultimo sguardo al bambino che piscia che, stavolta, abbiamo trovato nudo come mamma lo ha fatto.